03 novembre 2020 11:59

Gli elettori statunitensi ne sono largamente inconsapevoli, ma hanno in mano il destino del mondo dei prossimi anni. Presentare le elezioni americane in questi termini può sembrare eccessivo, ma in realtà non lo è.

Le elezioni hanno ormai l’aria di un giudizio su Donald Trump, per la sua gestione caotica della pandemia di covid-19 come per il futuro dell’economia arrancante degli Stati Uniti.

Ma lo stesso discorso vale sulla scena internazionale. Da un lato c’è Trump, che conta più amici tra gli autocrati che nelle democrazie liberali. Dall’altro abbiamo Joe Biden, che incarna non tanto un ritorno al “mondo di prima”, che non esiste più, ma una versione più civilizzata della diplomazia e della leadership.

Bilancio sfumato
La politica internazionale non è evidentemente la preoccupazione principale degli elettori statunitensi, ma se il resto del mondo avesse la possibilità di votare sceglierebbe sicuramente Biden con una larga maggioranza. Almeno in Europa, se diamo ascolto ai sondaggi d’opinione.

Il bilancio di Trump è più sfumato di quanto si pensi. Durante il suo mandato il presidente si è impegnato a sgretolare l’ordine internazionale costruito dagli Stati Uniti negli ultimi decenni. Trump ha voltato le spalle ai grandi accordi internazionali, ha fatto uscire gli Stati Uniti dall’Unesco e dall’Organizzazione mondiale della sanità, ha indebolito le alleanze militari con l’Europa e la Corea del Sud e ha reso imprevedibile la diplomazia statunitense, messa costantemente a repentaglio da ogni tweet impulsivo.

Ma Trump ha avuto anche il merito di non scatenare una nuova guerra (come si temeva), mentre la classe politica americana ammette che il presidente aveva tutte le regioni per entrare in rotta di collisione con la Cina, anche se lo ha fatto in modo confuso e incoerente.

Il programma di Biden, in caso di vittoria, sarà rivolto prima di tutto verso il fronte interno

Altri quattro anni di Donald Trump avrebbero due conseguenze: un indebolimento possibilmente fatale dell’ordine multilaterale e del sistema di alleanze degli Stati Uniti e un ritiro ulteriore di Washington dal cammino del mondo, in un momento di grande disordine.

Ma cosa potremmo aspettarci da una presidenza Biden? La risposta è più complessa, anche se Joe Biden ha una lunga esperienza negli affari internazionali come senatore e successivamente come vicepresidente di Barack Obama.

Non è Biden a essere cambiato, ma gli Stati Uniti, stanchi delle “guerre senza fine”, in collera con una globalizzazione che ha fatto evaporare i posti di lavoro e divisi come raramente accaduto in passato. Il programma di Biden, in caso di vittoria, sarà rivolto prima di tutto verso il fronte interno, anche perché il candidato democratico erediterebbe la pandemia e le sue conseguenze in un paese spaccato.

Di sicuro gli Stati Uniti tornerebbero a sostenere il multilateralismo. Biden, infatti, ha già annunciato che il suo primo passo sarebbe quello di rientrare nell’Accordo di Parigi sul clima. È una buona notizia per il pianeta. Inoltre Biden sarebbe sicuramente più prevedibile di Trump.

Ma ci sarebbe comunque tutto da reinventare, dai rapporti tra gli Stati Uniti e gli alleati – una vera sfida per un’Europa che continua a non esistere collettivamente – alla gestione delle relazioni mondiali, nel contesto segnato dall’ascesa della Cina e delle potenze regionali più aggressive. In ogni caso il primo vantaggio di una sconfitta di Trump sarebbe assolutamente concreto: il mondo non sarebbe più alla mercé di un tweet vendicativo da parte di un presidente che guarda troppo Fox News!

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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