16 aprile 2021 10:00

Volodimyr Zelenskij è il presidente di un paese, l’Ucraina, che potrebbe essere alla vigilia di una guerra totale. Zelenskij si trova a Parigi per chiedere aiuto nella speranza di dissuadere il suo grande vicino, la Russia, dal passare all’azione.

Da diversi giorni informazioni indiscutibili confermano la concentrazione di truppe russe, con decine di migliaia di uomini e apparecchiature, in Crimea e alla frontiera orientale dell’Ucraina, oltre che nel mare d’Azov, che collega i due paesi.

Sono manovre di intimidazione o preparativi di guerra? Gli esperti e i diplomatici sono divisi sull’argomento. Ciò che è certo è che la guerra del Donbass, la regione orientale dell’Ucraina dove dal 2014 sono morte più di tredicimila persone, vive un ritorno all’attività. Nei giorni scorsi sono stati uccisi diversi soldati ucraini.

Questa tensione estrema coincide con un inasprimento dei rapporti tra il nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il russo Vladimir Putin. Il 15 aprile Washington ha espulso dieci diplomatici russi e ha imposto una serie di sanzioni finanziarie come rappresaglia per un attacco informatico di grande portata effettuato l’anno scorso contro obiettivi statunitensi. Difficile aspettarsi una distensione alla frontiera ucraina.

Zelenskij chiede che sia avviato un processo di adesione dell’Ucraina alla Nato, una sorta di assicurazione per il suo paese in ragione dell’articolo 5 che prevede la solidarietà automatica di tutti gli stati membri in caso di aggressione contro uno di loro. L’Ucraina chiede inoltre di entrare a far parte dell’Unione europea.

Sembra poco probabile che l’Ucraina possa ottenere ciò che chiede

In un’intervista concessa al quotidiano francese Le Figaro, Zelenskij ha sostenuto in modo eloquente l’adesione: “Non possiamo restare indefinitamente nella sala d’attesa dell’Unione e della Nato. Non vogliamo essere costretti a mendicare. La Francia è un grande paese. La mia speranza è che sostenga le nostre aspirazioni. Non possiamo uscire insieme per sempre come eterni fidanzati. Bisogna legalizzare i nostri rapporti, ovvero da un punto di vista allegorico creare un futuro comune”. Fine della citazione.

Zelenskij ripeterà senza dubbio la sua richiesta pressante prima al presidente francese Emmanuel Macron e poi alla cancelliera tedesca Angela Merkel, che parteciperà agli incontri in videoconferenza. La Francia e la Germania sono le “madrine” di un processo di negoziazione russo-ucraino attualmente bloccato.

In realtà sembra poco probabile che l’Ucraina possa ottenere ciò che chiede. La questione era già stata sottoposta alla Nato nel 2008, ma la volontà di Kiev si era scontrata con il doppio rifiuto di Parigi e Berlino. D’altronde è difficile lasciar entrare nella Nato un paese in guerra, trascinando l’alleanza in un conflitto quasi automatico con la Russia. Qualcuno se ne dispiacerà e lo considererà un segno di debolezza rispetto a Mosca.

Ma pur senza l’adesione l’Ucraina avrà il sostegno degli occidentali, anche se questi ultimi non sanno come effettuare una manovra di dissuasione credibile agli occhi di Putin senza rischiare la guerra. È possibile che l’intenzione del presidente russo non sia tanto invadere l’Ucraina quanto mettere alla prova la volontà degli occidentali, e in questo caso l’Europa e la Nato non possono permettersi di fallire l’esame.

In tutti gli scenari l’Ucraina è uno dei “fronti” su cui si concretizzano i nuovi rapporti di forze di un mondo tornato a essere brutale. Zelenskij ne è il simbolo suo malgrado, venuto ad allertare un’Europa che non sembra pronta per questo mondo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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