22 aprile 2021 09:58

Ricordate questo momento, perché rischia di non ripetersi: Joe Biden, Vladimir Putin e Xi Jinping nello stesso luogo (anche se virtuale, cosa che senz’altro facilita la “coabitazione”).

Non era scontato né sicuro che i presidenti della Russia e della Cina, in una fase di scontro con Washington, rispondessero positivamente all’invito di Joe Biden per il vertice dedicato alla crisi climatica, soprattutto considerando che l’occasione permette di fare bella figura alla potenza ospitante, gli Stati Uniti, tornati in posizione di leadership dopo la parentesi Donald Trump.

E invece Putin e Xi saranno presenti, in videoconferenza, insieme a una quarantina di leader mondiali invitati per preparare i prossimi appuntamenti climatici: la Cop26 di Glasgow e la conferenza di Kunming, nel sud della Cina, dedicata alla biodiversità.

Un rilancio a catena
A quanto pare la crisi climatica può sfuggire, almeno per un po’, al gelo diplomatico. Tanto meglio per il pianeta!

La rivalità tra le potenze può avere un effetto positivo se si trasforma in emulazione nella difesa del clima. A questo punto c’è la possibilità che si verifichi un rilancio a catena delle promesse: l’Unione europea ha appena deciso di accelerare il processo di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030. Biden dovrebbe fare annunci importanti nel corso del vertice del 22 aprile.

Nessuno vuole essere accusato di bloccare o rallentare gli sforzi internazionali contro il cambiamento climatico

Resta la Cina, primo paese per emissioni di gas serra del mondo. L’anno scorso Pechino ha annunciato per la prima volta l’obiettivo di raggiungere un taglio netto alle emissioni entro il 2030 e azzerarle entro il 2060, dieci anni dopo le altre grandi potenze. È possibile che anche Xi annunci un’accelerazione durante il vertice.

Questa emulazione è assolutamente politica. Nessuno vuole essere accusato di bloccare o rallentare gli sforzi internazionali contro il cambiamento climatico. E la Cina, che quest’anno ospiterà il forum sulla biodiversità a Kunming, è anch’essa impegnata nella diplomazia climatica.

Dunque è possibile trovare un’intesa sul clima, ma non sul resto. Alla vigilia del vertice sia Xi sia Putin hanno pronunciato grandi discorsi di portata internazionale, con lo stesso messaggio rivolto agli occidentali: l’epoca in cui potevate darci lezioni è finita.

Il presidente cinese ha perorato la causa di un “vero multilateralismo” le cui regole “non siano più definite da un solo paese o da un gruppo di paesi”. Il messaggio è chiaro. Putin, invece, ha messo in guardia gli occidentali invitandoli a non superare una “linea rossa” nei rapporti con la Russia. Tutto questo sullo sfondo delle minacce militari nel mar Cinese e in Ucraina, ma anche dell’annuncio, arrivato il 21 aprile, dell’uscita della Russia dalla stazione spaziale internazionale a beneficio di un’alleanza con Pechino.

Insomma non c’è alcuna distensione tra l’asse Russia-Cina, deciso a sfidare l’ordine occidentale, e gli Stati Uniti rimessi in sella da Biden nel loro ruolo di superpotenza. Il clima costituisce solo una parentesi fortunata. Con una sola domanda. Fino a quando sarà possibile questo allineamento?

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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