16 settembre 2016 14:38

Dopo le dimissioni di David Cameron a giugno la semisconosciuta ministra dell’energia britannica, Andrea Leadsom, stava per diventare premier, finché non ha detto una stupidaggine del tipo “Il fatto di essere madre mi rende una candidata migliore per questa carica”. O almeno questo è quello che sembra che abbia dichiarato, anche se lei sostiene di essere stata fraintesa.

Non l’ha aiutata il fatto che nel dibattito sul referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea cominciasse ogni frase con le parole “In quanto madre”: in quanto madre capisco questo; in quanto madre sento più profondamente quest’altro; in quanto madre condivido le vostre preoccupazioni. Alla fine suonava più o meno così: “In quanto madre sono meglio di tutti voi”.

Anche a me, come a tutti gli altri, era sembrata una cosa orribile da dire. Ma poi, con un sussulto colpevole, ho pensato: “Un momento! Questa cosa l’ho detta anch’io!”. Non che sarei stata una premier migliore: francamente, non mi è mai venuto in mente. Ma il fatto di riferirmi alla mia condizione di genitore parlando di un film, di un libro o di una notizia di cronaca. Mi è capitato di dire: “In quanto madre, mi sono molto identificata in quella storia”; “In quanto madre, ho trovato quella notizia intollerabile”. Ho perfino scritto qualcosa di simile nel testo di una canzone che si intitolava Nowhere near : “Non sopporto più le notizie tristi / Mi fanno correre al piano di sopra / A contare le teste sotto le coperte”.

Due pesi due misure
Credo che lo facciano anche i padri, anche se forse sono meno criticati per questo. Quando Alistair e Jonny Brownlee si sono abbracciati dopo aver vinto l’oro e l’argento alle olimpiadi, un uomo ha commentato su Twitter: “In quanto padre di due figli, mi è sembrato bellissimo”. Più tardi, quello stesso giorno, un altro uomo ha scritto che, in quanto padre di un bambino di cinque anni, era rimasto sconvolto dalle immagini del piccolo siriano Omran Daqneesh, insanguinato e stordito. Insomma: riferirsi alla propria condizione di genitori è una cosa orribile, oppure è orribile solo se lo fa una donna?

I genitori sono tigri, anche se solo le madri sono definite così

Sicuramente oggi reggo meno bene le notizie di cronaca, ma non saprei dire se dipende dal fatto che sono madre o semplicemente più vecchia. So che i miei sentimenti sono cambiati, ma più che paragonarmi a chi non è genitore mi paragono a me stessa com’ero prima di diventare madre. Oggi sono diversa. E mi sento diversa. Il fatto è che non sono sicura di essere cambiata in meglio, e d’ora in poi voglio stare attenta a non sottintendere questo.

Il feroce senso di protezione che provi verso i tuoi figli significa che sei pronto a batterti per loro prima che per chiunque altro. I genitori sono tigri, anche se solo le madri sono definite così. Salveresti per primi i tuoi figli; sacrificheresti cose per loro; passi ore a sforzarti di rendere la loro vita migliore, più facile. Ma non vedo come questo possa rendere i genitori dei cittadini migliori. In questo senso, chi non ha figli se la passa meglio, non vi pare? Perché non ha un piccolo gruppo scelto di persone (i propri figli) da privilegiare.

Quindi, se in futuro userò la frase “In quanto madre”, sia chiaro che non sto dicendo che mi considero una cittadina migliore o una persona più attenta al futuro della nostra società. Cercherò di evitare di sottintendere che le persone con figli sentano le cose più profondamente di quelle senza. Sì, di fronte alla foto di Aylan Kurdi su quella spiaggia turca, in parte ho pianto perché in lui ho rivisto mio figlio quando aveva la sua età, con gli stessi pantaloni alla caviglia e le stesse scarpine morbide e con la punta arrotondata che portano i bambini molto piccoli e che qualcuno gli aveva infilato con cura quella stessa mattina.

Posso anche aver pianto “in quanto madre”, ma credo che tutti abbiano pianto. Le lacrime sono lacrime: le mie non sono diverse dalle altre.

“In quanto madre” ho le smagliature e una cicatrice dove una volta non c’era. “In quanto madre” conosco i dosaggi della Tachipirina, i criteri di verifica dei compiti e i sintomi della tonsillite. D’altra parte, metà delle cose materne che ho imparato le ho dimenticate strada facendo. Quindi non chiedetemi a quale età i bambini possono mangiare le banane, quando fanno l’antitetanica o come insegnargli le tabelline. Le mie nozioni sono confuse, le mie conoscenze imprevedibili. Tutte le cose utili da sapere sui bambini sono passate in un lampo. Come le loro infanzie.

(Traduzione di Diana Corsini)

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico New Statesman.

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