03 settembre 2015 11:52

I fuochi di metà agosto segnavano e ancora segnano nelle culture tradizionali il passaggio al nuovo anno agricolo e pastorale. Per le università del mondo globalizzato, o almeno per i loro rettori, la funzione ormai è assolta dal ranking delle università del mondo pubblicato ogni anno, appunto il 15 d’agosto, dall’università di Shanghai. Questa e altre classifiche analoghe hanno grande risonanza nell’informazione. Ma servono? E a chi? Una prima risposta articolata è stata data con un rapporto pubblicato in gennaio dall’Associazione delle università europee. I dirigenti di 171 università di 39 paesi dichiarano di tener d’occhio le classifiche per prendere decisioni (70 per cento) e per farsi pubblicità tra docenti e studenti (80 per cento).

Sulle classifiche però piovono critiche: i criteri non sono chiari e paiono fatti in modo da privilegiare le università più grandi e ricche, oppure (che è quasi lo stesso) anglosassoni. In queste note già era stata data notizia del progetto e dei primi passi della risposta europea: la classifica U-Multirank, promossa dalla Commissione europea. U-Multirank dà priorità e ampio spazio a criteri che accertano e graduano le effettive condizioni di vita e studio degli studenti ed è costruita in modo che ciascun criterio può fungere da principio ordinatore della classifica di più di un migliaio di università e istituti superiori. Ciò favorisce orientamento e scelte di singoli utenti. Ma di tutta questa materia che sanno e pensano gli studenti?

Questa rubrica è stata pubblicata il 28 agosto 2015 a pagina 88 di Internazionale, con il titolo “Occhio alle classifiche”. Compra questo numero | Abbonati

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