12 ottobre 2012 10:52

Hiba e Adnan sono una giovane coppia siriana immigrata in Iraq tre mesi fa. Hanno entrambi una trentina d’anni e sono pittori. Hiba ha sfogato il suo senso di colpa dipingendo ritratti in un’antica caverna di Erbil.

I volti disegnati sulle pietre sembrano spaventati da qualcosa che si trova intorno a loro. Le ho chiesto se la sua opera aveva un legame con le recenti violenze in Siria, ma lei mi ha detto di no: “Non mi sono mai interessata alla politica. Mi sembra che la politica non sia altro che una corsa al potere, in cui si uccidono o incarcerano altre persone. L’unica cosa che m’interessa è l’arte”.

Suo marito, che compare nell’opera con i suoi lunghi capelli e la folta barba, aggiunge: “Hiba ha dipinto i suoi incubi. I massacri e gli assassini che abbiamo visto in Siria ci seguiranno ovunque. Nella regione sta per scoppiare una crisi di proporzioni ancora più grandi. L’arte dovrebbe toccare il pubblico nel profondo e avvertirlo del disastro che sta per succedere”.

“Allo stesso tempo”, ci interrompe Hiba, “dobbiamo mostrare l’essere umano in tutta la sua bellezza. Come quella di questi volti”.

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