15 novembre 2013 14:52

Sembra che la campagna in vista delle elezioni legislative irachene, fissate per il 30 aprile 2014, sia cominciata molto prima del previsto. Uno dei possibili candidati, il signor Mahdi, ha voluto incontrare alcuni intellettuali iracheni che sono andati via dal paese per trasferirsi in Giordania. Ad Amman, nel salotto di un lussuoso appartamento di proprietà di un imprenditore iracheno, Mahdi ha radunato una ventina di giornalisti e professori universitari per illustrargli il suo piano per il futuro dell’Iraq.

“Niente di nuovo. Ho già sentito dire le stesse cose da altri tre politici. Siamo d’accordo che bisogna creare una coalizione laica che dovrà guidare un governo di tecnici, con un piano di sviluppo a lungo termine, ma…”. Haider, un giovane ricercatore universitario, ha smesso di parlare e si è girato verso gli altri. “Ma cosa?”.

Nessuno ha risposto. Alcuni sono usciti sulla terrazza per godersi la vista della capitale dal settimo piano del palazzo: la città era molto bella, con le sue montagne punteggiate di luci. Altri erano occupati a guardare la partita di calcio tra Giordania e Uruguay.

“Cosa possiamo fare per aiutarla a mettere in pratica il suo piano?”, ha chiesto a Mahdi la scrittrice Suhail. “Dovete appoggiare la mia campagna. Il vostro ruolo ora dev’essere…”, ha risposto il politico. “Perché ‘ora’? Viviamo ad Amman dal 2007 e nessuno ci ha mai chiesto niente, come se il nostro paese non avesse bisogno di noi e del nostro lavoro. So benissimo che lei ha bisogno della nostra voce per farsi eleggere, ma come vede qui siamo molto pochi, giusto un piccolo gruppo. Non mi esporrò per dare legittimità allo stesso governo corrotto di sempre”, ha concluso Suhail.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it