20 febbraio 2017 11:50

Per la quarta volta in una settimana piazza Tahrir, nel centro di Baghdad, è stata bloccata con barriere e una forte presenza di polizia per impedire ai manifestanti di attraversare il ponte per entrare nella Zona verde, dove ci sono le sedi del governo e del parlamento. Mentre il paese si prepara all’offensiva contro le postazioni del gruppo Stato islamico nei quartieri occidentali di Mosul, aumentano i timori di uno scontro interno al campo sciita, alimentato dalle violenze degli ultimi giorni che hanno visto, da una parte, gli agenti della polizia e i soldati dell’esercito e, dall’altra, migliaia di sostenitori dell’imam Moqtada al Sadr.

Negli scontri di venerdì 12 febbraio sono rimasti uccisi almeno cinque manifestanti e un poliziotto, mentre altre decine di persone sono rimaste ferite. I dimostranti scendono in piazza per chiedere la riforma della commissione elettorale irachena, che secondo Al Sadr è corrotta e parteggia per i partiti al potere. Sono state portate in piazza delle bare coperte dalla bandiera irachena in segno di protesta contro l’uccisione dei manifestanti.

Razzi sospetti
Il giorno dopo il centro di comando congiunto delle operazioni militari iracheno ha reso noto che sono stati sparati dei razzi dai quartieri orientali di Baghdad verso la Zona verde, ma non è stato stabilito se questi lanci siano legati o meno alle proteste. Al Sadr ha negato di aver ordinato il lancio dei razzi e ha intimato ai suoi sostenitori di farsi avanti se tra loro ci sono i responsabili.

Il primo ministro Haider al Abady ha nominato una commissione d’inchiesta per fare luce sulle morti dei manifestanti, ma ancor prima della conclusione delle indagini ha puntato il dito contro “chi ha aizzato i manifestanti”, riferendosi ad Al Sadr. A sua volta il religioso ha annunciato che i suoi sostenitori non rinunceranno a chiedere le riforme. Ha inoltre domandato ai suoi seguaci di organizzare una protesta silenziosa a piazza Tahrir per stigmatizzare l’uso della violenza contro i manifestanti disarmati.

Le ultime violenze risentono anche delle tensioni nel sud del paese, dove nelle ultime settimane sono stati uccisi tre comandanti di milizie appoggiate dall’Iran. Secondo l’analista politico Omar Saray il peggio che possa succedere “è un conflitto tra sciiti a ridosso della liberazione di Mosul”.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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