22 settembre 2017 17:32

Il 16 settembre è cominciata una campagna pubblica contro i discorsi d’odio in vista del referendum curdo sulla separazione del Kurdistan iracheno dall’Iraq. Il giornalista e attivista curdo Hiwa Osman ha dato il via alla campagna pubblicando una foto in cui è accanto a un suo amico arabo. Ha chiesto a tutti gli iracheni contrari all’odio tra le due etnie (quella araba e quella curda) di fare lo stesso.

In pochi minuti centinaia di blogger hanno pubblicato le loro foto con amici curdi o arabi. In molti hanno pubblicato la loro foto con il marito o la moglie. Alcuni hanno perfino pubblicato foto storiche che raccontano il destino comune dei due popoli. Con l’hashtag #Arabocurdi o #Curdoarabi la campagna è partita al momento di massima tensione, quando mancavano ormai solo nove giorni al referendum per l’indipendenza del Kurdistan previsto per il 25 settembre.

Sostenitori della campagna lanciata dal giornalista e attivista curdo Hiwa Osman mostrano bandiere curde e irachene. (Dr)

La comunità internazionale (Stati Uniti, Unione europea e Nazioni Unite) si oppone al referendum: la portavoce del dipartimento di stato di Washington, Heather Nauert, ha ribadito che gli Stati Uniti sono del tutto contrari al referendum. Nauert ha avvertito che gli iracheni, inclusi, i curdi potrebbero pagare un prezzo alto se si andasse avanti con il referendum.

Voci contrarie ed estremiste
Il presidente del governo regionale curdo, Masud Barzani, è comunque deciso ad andare avanti. Due paesi vicini (la Turchia e l’Iran) hanno minacciato l’intervento militare.

Dal canto loro, il parlamento iracheno e il primo ministro Haider al Abadi hanno definito il referendum un’azione illegale che ha come obiettivo la secessione. L’ex premier Nuri al Maliki ritiene che il referendum sia un primo passo verso la creazione di un altro Israele nel nord dell’Iraq.

Diversi parlamentari hanno firmato per mettere in stato d’accusa il presidente iracheno Fuad Masum, che è un curdo, colpevole di non aver alzato abbastanza la voce contro il referendum. Eppure Masum ha appena fatto un tentativo di convincere Barzani a rimandare il voto e cominciare dei negoziati con Baghdad.

Sui social network si sono alzate le voci estremiste che chiedono lo scontro militare pur non potendo prevedere quanto durerebbe il disastro.

La campagna ha continuato a diffondersi contro questa tensione e contro l’odio tra due popoli, per ricordare a tutti noi che siamo amici e non nemici.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it