13 dicembre 2017 16:37

Secondo il quotidiano Al Sabah, tre vicepresidenti iracheni sono stati rinviati a giudizio per corruzione.

In base all’intervista del 3 dicembre con il capo della commissione per l’integrità Hussain Yassi, pubblicata sulla prima pagina del quotidiano governativo, il caso rientra nell’ambito della campagna anticorruzione condotta dal primo ministro Haider al Abadi. Tra i nomi c’è anche quello dell’avversario di Al Abadi ed ex premier Nuri al Maliki, il quale è accusato di aver sperperato 500 miliardi di dollari nei suoi otto anni al potere.

Finora i 1.616 rinvii a giudizio per corruzione si erano concentrati sui livelli più bassi del governo, toccando solo gli ex ministri. Tutti si chiedevano se la campagna avrebbe mai raggiunto i nomi più importanti.

Uno strano errore di battitura
La pubblicazione nel quotidiano ufficiale dei tre nomi ha destato molto clamore, ma era attesa da tutti come prova della serietà della campagna.

La seconda sorpresa è arrivata il giorno dopo, quando lo stesso quotidiano ha pubblicato nel medesimo spazio in prima pagina un articolo di scuse firmato dal direttore, il quale ha spiegato che i nomi dei tre vicepresidenti erano frutto di un errore di battitura. Ma gli iracheni si sono chiesti se si sia trattato davvero di un refuso o piuttosto di un modo per testare il terreno politico per eventuali azioni future.

L’articolo e la sua correzione hanno svelato come, nonostante l’appoggio di alcuni esponenti del suo partito, Nuri al Maliki stia vivendo oggi un momento di grande debolezza. Solo pochi rappresentanti del suo partito l’hanno difeso, tutti gli altri vogliono che la storia si sposti dai giornali ai tribunali.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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