18 dicembre 2017 17:38

La vittoria finale contro il gruppo Stato islamico (Is) è stata celebrata con la tradizionale parata. Il 10 dicembre a Baghdad i differenti reparti delle forze armate hanno sfilato davanti agli spalti in una domenica assolata ma fredda. Le due enormi mani con una spada in pugno – un monumento costruito da Saddam Hussein nel 1989, dopo la guerra tra l’Iran e l’Iraq – sono ancora lì.

Sul palco il primo ministro Haider al Abadi salutava i presenti circondato dalle famiglie dei morti in battaglia. Era il momento opportuno per presentarsi come l’artefice della vittoria, a soli quattro mesi dalle elezioni. Nel suo discorso ha detto che le forze armate irachene sono riuscite ad allontanare dal paese anche gli ultimi combattenti dell’Is, che nel 2014 aveva conquistato un quarto dell’Iraq. Al Abadi ha lodato l’esercito e le milizie sciite (Al Hashd al shaabi), senza menzionare i peshmerga curdi. Ha parlato di una vittoria tutta irachena, limitandosi a citare di sfuggita il ruolo delle forze internazionali.

Celebrazioni premature
Le celebrazioni si sono svolte alcuni giorni dopo la fine delle operazioni a Rawa, una cittadina al confine con la Siria, l’ultima che era ancora sotto il controllo dell’Is. Anche le scuole hanno celebrato quello che è stato proclamato “il giorno della vittoria”.

Ma diversi generali hanno dichiarato che il gruppo Stato islamico non è ancora stato sconfitto definitivamente. Il suo leader, Abu Bakr al Baghdadi, ha diffuso una registrazione audio risalente al 28 settembre, che sembra indicare sia ancora vivo anche se molti lo davano per morto. Nella registrazione Al Baghdadi invita i suoi seguaci a continuare la battaglia.

I generali iracheni si aspettano che alcuni miliziani dell’Is si siano nascosti in attesa di ricevere nuovi ordini, per dimostrare di essere ancora in grado di colpire. Per le forze che combattono lo Stato islamico in Iraq e in Siria si prepara una nuova fase di guerriglia, una tattica che l’Is ha già dimostrato di saper usare bene, anche senza il sostegno della popolazione locale.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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