26 ottobre 2018 16:02

Nella tarda notte di mercoledì 24 ottobre il primo ministro Adel Abdul Mahdi è riuscito a ottenere l’approvazione per quattordici dei ventidue ministri proposti per il nuovo governo. È stata una notte difficile quella del parlamento, a sei mesi dalle elezioni e dopo quattro mesi di drammatiche proteste nel sud del paese.

Come annunciato, i ministri per la maggior parte sono dei tecnici, ma ci sono anche rappresentanti dei partiti, che avevano promesso ad Abdul Mahdi libertà assoluta nella scelta. Mahdi tuttavia ha ricevuto pressioni insistenti sia dall’estero (dall’Iran e dagli Stati Uniti) sia dall’interno.

Mentre venivano presentati i ministri, sessanta parlamentari hanno abbandonato l’aula durante la lettura dei curriculum. In tarda nottata il parlamento ha dato ad Abdul Mahdi altri sei giorni per sostituire i nominativi che non avevano passato il vaglio del parlamento, compresi quelli per due posizioni chiave, gli esteri e l’interno. I prossimi giorni saranno ancora più impegnativi per il nuovo primo ministro. Mahdi ha promesso al parlamento che darà ai suoi ministri cento giorni per cominciare a lavorare secondo le linee stabilite dal suo programma.

In cima alle priorità del nuovo esecutivo ci sarà la sicurezza. Mahdi ha dichiarato che “le armi dovranno restare nelle mani dello stato”, e che non dovranno esistere enclave paragonabili a “quasi-stati” all’interno del paese.

Al secondo posto c’è l’economia, con la promessa di realizzare un sistema di mercato e di “ridurre la povertà”. In agenda figura anche l’impegno a risolvere i problemi di fornitura dell’energia elettrica entro l’estate del 2019.

Secondo l’analista Salim Suzah l’esecutivo di Abdul Mahdi (il quinto primo ministro iracheno dal 2003) potrebbe segnare “la fine di questa fase caratterizzata da governi divisi su base settaria, oppure un suo nuovo inizio”. Ma questo non dipenderà dalle sue capacità politiche ed economiche. “Le coalizioni che lo hanno sostenuto riusciranno a mantenere le loro promesse e a farlo sopravvivere al governo?”.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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