09 settembre 2019 16:06

Il presidente della camera Mohammed al Halbousi ha rimandato l’avvio della terza sessione di lavori del parlamento iracheno, senza fornire spiegazioni né accennare una data di riapertura.

Secondo alcune fonti parlamentari a causare lo slittamento della “sessione più difficile nella storia del parlamento iracheno” sarebbero le tensioni politiche tra i vari blocchi e la crisi interna alle stesse coalizioni.

Le fonti riferiscono di trattative in corso tra diversi gruppi per la creazione di un nuovo fronte di opposizione in parlamento che conterebbe su cento seggi, formato dai partiti insoddisfatti della loro quota di potere nel nuovo governo. La loro opposizione avrà come bersaglio soprattutto la debolezza dell’operato dei ministri e del premier Adel Abdul Mahdi.

Crisi su più fronti
Majid Waily, del gruppo Sairun (il più numeroso, con 55 seggi), ha dichiarato che il suo blocco contrasterà il primo ministro in un dibattito aperto per chiedergli conto delle sue promesse e degli scarsi risultati finora ottenuti.

Nel mirino ci saranno soprattutto quattro ministeri, quelli dell’energia, delle finanze, della sanità e delle comunicazioni.

Il Partito democratico curdo fa sapere che respingerà ogni sfiducia nei confronti del suo rappresentante all’interno del governo, Fuad Hussein, attuale ministro delle finanze. Intanto cinque deputati hanno abbandonato il blocco sunnita Amal in dissenso con il leader del gruppo Salim al Jubouri, ex presidente del parlamento.

Ma soprattutto l’aula parlamentare sarà teatro di un duro dibattito sul bombardamento israeliano che ha colpito le milizie sciite delle Unità di mobilitazione popolare. Molti deputati vogliono attribuire la responsabilità agli Stati Uniti e alla loro presenza militare in Iraq, mentre altri vorrebbero ristabilire il controllo del governo sulle milizie e limitare la loro presenza nelle città. Senza compromessi tra tutte queste crisi, la prossima sessione del parlamento sarà un caos senza fine.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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