29 giugno 2020 12:20

Lo scontro tra il governo iracheno e le milizie appoggiate dall’Iran è cominciato giovedì 25 giugno. Le forze antiterrorismo irachene hanno attaccato il quartier generale della potente milizia filoiraniana Kataib Hezbollah, a sud di Baghdad, arrestando 14 suoi affiliati tra cui tre dirigenti (uno dei quali iraniano) e sequestrando almeno dieci razzi pronti all’uso. L’operazione è stata eseguita dopo che un drone statunitense aveva rivelato un tentativo da parte del gruppo di attaccare l’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad.

In risposta al raid, il venerdì mattina i miliziani di tre gruppi filoiraniani si sono riversati con le loro auto bianche nelle strade principali di Baghdad, intorno alla Zona verde, per protestare contro l’operazione e chiedere il rilascio dei prigionieri.

Il leader di Kataib Hezbollah ha accusato il primo ministro Mustafa al Kadhimi di essere il responsabile della morte del generale iraniano Qassem Soleimani e del comandante delle Forze di mobilitazione popolare Abu Mahdi al Muhandis, nel gennaio di quest’anno: “Questa operazione è un’ulteriore dimostrazione che Al Kadhimi è un agente degli americani”.

Il portavoce di un altro gruppo armato vicino a Teheran, Nasr al Shimmari, ha avvertito Al Kadhimi del rischio di una nuova esplosione di violenza. È la prima volta dallo scorso ottobre che le tensioni tra le forze ufficiali e le milizie filoiraniane raggiungono questi livelli. Nel frattempo i contagi da nuovo coronavirus hanno raggiunto il picco di 2.400 nuovi casi al giorno e l’economia è precipitata in una drammatica crisi a causa del crollo dei prezzi petroliferi. Finora abbiamo assistito solo a una dimostrazione di forza legata alle tensioni tra Stati Uniti e Iran, ma chi può dire cosa succederà ancora nell’imprevedibile Iraq?

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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