13 luglio 2020 15:51

Il brutale omicidio dello storico e politologo Hisham al Hashimi, la notte dello scorso 6 luglio a Baghdad, ha scioccato gli iracheni, abituati ad ascoltare i suoi commenti in tv o a leggere le sue analisi sul gruppo Stato islamico (Is) e sulle milizie filoiraniane. I killer hanno usato una tecnica conosciuta: l’hanno seguito in moto e poi l’hanno ucciso a pochi metri da casa. L’omicidio è stato ripreso dalle telecamere di sicurezza che si trovano di fronte alla casa di Al Hashimi.

Ma chi sono gli assassini, e chi si nasconde dietro di loro? Il primo ministro Mustafa al Kadhimi era un suo amico stretto. Prima come dirigente dei servizi segreti iracheni e oggi nella sua posizione di capo del governo, il premier aveva basato le sue politiche sulle analisi di Al Hashimi, in particolare sull’Is e le milizie filoiraniane. Al Kadhimi ha fatto visita alla famiglia dello studioso e ha promesso di perseguire gli assassini, definendo l’omicidio del suo amico come una sfida alla sua autorità e allo stato.

Per Toby Dodge, studioso britannico di scienze politiche, anche lui amico di Al Hashimi, l’omicidio è “un colpo mortale alla nazione irachena”. “Chi l’ha ucciso”, scrive Dodge sul suo blog, “l’ha fatto perché si dedicava con impegno e in modo attivo alla riforma di un sistema politico che oggi è impantanato nella corruzione e nella violenza”.

Quinta colonna
Nel suo ultimo rapporto Al Hashimi metteva in luce le profonde divisioni tra le milizie fedeli all’Iran e le altre milizie irachene.

Oltre il 70 per cento dei 125 gruppi armati sono ideologicamente fedeli alla guida suprema iraniana Ali Khamenei e prendono ordini dai Guardiani della rivoluzione (pasdaran). Solo 17 milizie sono legate al grande ayatollah iracheno Ali al Sistani e obbediscono al primo ministro Al Kadhimi, aveva scritto Al Hashimi nel documento.

Il rischio è che le milizie leali all’Iran siano finanziate da Baghdad ed equipaggiate con armi irachene. Questi gruppi usano il governo iracheno quando ne hanno bisogno, ma poi si schierano con Teheran e mettono in atto il suo disegno politico.
Per molti amici di Al Hashimi l’omicidio è stato una specie di avvertimento. Della serie, “il prossimo proiettile arriverà a casa tua”. È una minaccia al nostro diritto alla conoscenza.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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