22 settembre 2020 17:32

Baghdad è sotto shock per il brutale assassinio di un’intera famiglia. Il 15 settembre Sheelan Raouf, una farmacista di 28 anni di origini curde, è stata uccisa a sangue freddo insieme ai genitori all’interno della sua abitazione nel distretto di Al Mansour, un’area benestante e ben sorvegliata nella parte occidentale di Baghdad.

Il giorno dopo il canale tv filogovernativo Al Iraqiya ha mandato in onda un video in cui l’assassino confessava di “aver ucciso i tre con il coltello, per denaro”. Il filmato è stato diffuso dal ministero dell’interno per dimostrare che dietro i fatti non c’era un movente politico. Ma nessuno ha preso sul serio la “confessione”, perché il presunto colpevole è un dipendente del ministero dell’interno, impiegato come guardia dell’ambasciata russa a Baghdad.

Una minaccia ai manifestanti
Sheelan Raouf era conosciuta come attivista della società civile e ha partecipato alle proteste di piazza Tahrir, nella capitale irachena. Dall’inizio delle manifestazioni, il 1 ottobre 2019, la donna si era occupata di prestare soccorso ai manifestanti. Il Geneva international center for justice, un’organizzazione non governativa con sede a Ginevra, afferma che l’omicidio di Sheelan e della sua famiglia “non può essere trattato come un caso isolato, considerate le altre uccisioni” di più di seicento attivisti iracheni.

È un crimine gravissimo e un avvertimento ai manifestanti, per dissuaderli dal tornare in piazza per celebrare il primo anniversario della rivolta di ottobre.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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