06 gennaio 2014 07:00

È una catastrofe annunciata. Giorno dopo giorno il conflitto siriano si allarga a due paesi vicini – l’Iraq a est e il Libano a ovest – in quella che è ormai diventata una guerra di religione tra le due correnti dell’islam e di conseguenza tra le due principali potenze musulmane della regione, l’Iran sciita e l’Arabia Saudita sunnita.

In Libano – paese fragile, mosaico dove si incrociano cristiani, sciiti e sunniti – giovedì scorso un attentato ha provocato cinque morti e numerosi feriti nella zona meridionale di Beirut, feudo di Hezbollah, il potente movimento politico-militare sciita armato e finanziato dall’Iran fin dalla sua nascita all’inizio degli anni ottanta. Meno di una settimana prima Mohamed Shattah, figura di spicco del movimento sunnita libanese appoggiato dall’Arabia Saudita, era stato assassinato mentre si trovava a bordo della sua auto. A sua volta l’omicidio di Shattah era stato preceduto dallo spettacolare attentato contro l’ambasciata iraniana a Beirut.

In Libano lo scontro violentissimo tra sunniti e sciiti sembra precipitato in una spirale inarrestabile, anche perché la monarchia saudita ha deciso di concedere 3 miliardi di dollari all’esercito libanese per rispondere alla sfida di Hezbollah acquistando le armi messe a disposizione dalla Francia (alleato storico di Beirut) per evitare che il paese finisca nell’orbita iraniana.

È evidente che lo scontro tra sciiti e sunniti libanesi è stato infiammato dal conflitto in Siria, dove si fronteggiano un regime proveniente dalla minoranza sciita del paese (gli alawiti) e un’insurrezione a maggioranza sunnita. Un’evoluzione simile è in corso anche in Iraq, dove la minoranza sunnita si è ribellata alla maggioranza sciita salita al potere dopo la caduta di Saddam Hussein. Nei giorni scorsi, a ovest di Bagdad, un gruppo sunnita legato ad al-Qaeda si è impadronito della città di Falluja e di interi quartieri della città di Ramadi, bombardata da domenica dall’esercito iracheno.

A peggiorare la crisi c’è il fatto che l’Iran sciita ha pubblicamente offerto al governo iracheno un appoggio strategico, lo stesso che garantisce al regime siriano (che può contare anche sulle truppe fornite da Hezbollah su ordine di Teheran). In Siria, Libano e Iraq gli sciiti e i sunniti si affrontano insomma a viso aperto, appoggiati rispettivamente da Iran e Arabia Saudita.

Questa guerra di religione tra le due correnti dell’islam deriva dal fatto che l’Iran non intende perdere due alleati fondamentali come Hezbollah e il regime siriano, mentre l’Arabia saudita vuole impedire a Teheran di consolidare la sua posizione regionale conquistando il Libano e la Siria proprio mentre prosegue il suo percorso di riavvicinamento con gli Stati Uniti.

Ormai è chiaro, stiamo assistendo a una guerra tra due grandi potenze decise ad assumere il controllo del Medio Oriente dopo l’uscita di scena di Washington.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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