Qualche anno fa girava voce che i Coldplay avrebbero smesso di pubblicare album e si sarebbero concentrati solo sui concerti. Aveva senso: come ha dimostrato quest’anno a Glastonbury, la band sa come mettere in piedi uno show. Ma sembra anche aver dimenticato come scrivere un album decente. Secondo la versione ufficiale, la band pubblicherà altri due dischi dopo questo e poi chiuderà i battenti. L’unica risposta a questa affermazione dovrebbe essere: “Ancora due album, davvero?”. Probabilmente l’ultimo album buono dei Coldplay è stato Viva la vida or death and all his friends. Dopo di che (era il 2008) è come se Chris Martin avesse scoperto ChatGpt prima di tutti usandolo per scrivere canzoni. Music of the spheres del 2021 sembrava il punto più basso. Ora, però, è arrivato Moon music. Il decimo album del gruppo segue lo schema del predecente: ha un tema libero sullo spazio e varie idee “cosmiche”, un approccio anticonformista ai titoli delle canzoni, tanti ospiti (tra cui Jon Hopkins, Little Simz e Ayra Starr) e canzoni con i peggiori testi che ascolterete in questo decennio. Ci sono, va detto, buone intenzioni in gioco su Moon music: Jupiter ha un messaggio toccante per i giovani lgbtq sul rimanere se stessi. Ma è trasmesso in modo goffo, soprattutto quando il ritornello dice “il messaggio dall’alto è non mollare mai, ama chi ami”. L’eccellente Little Simz fa del suo meglio per ravvivare We pray, ma il pezzo suona come qualcosa che gli Imagine Dragons avrebbero scritto a occhi chiusi. C’è una possibilità che i Coldplay decidano di concludere la propria carriera tornando alle vette creative di Parachutes. Speriamo, perché altri due album come Moon music sarebbero un disastro.
John Murphy, MusicOMH
Negli ultimi dieci anni la Mutant Academy ha contribuito a dare forma alla scena hip-hop di Richmond, portando l’attenzione su una città trascurata. Il collettivo, fondato da Henny L.O. e Fly Anakin, è servito ai due adolescenti nerd del rap per condividere il loro amore per i fumetti degli X-Men e i dischi di Ghostface Killah. In questi anni i rapper del collettivo hanno pubblicato diversi ep e dischi solisti, ma Keep Holly alive mette finalmente in mostra la naturale alchimia del gruppo. Il concetto è semplice: ogni produttore fornisce una manciata di beat e i tre rapper spuntano in varie combinazioni per dimostrare quello che sanno fare. Keep Holly alive non è un album concettuale o eccessivamente appariscente. Si attiene alla collaudata formula di “beat e rime da sballo”, spesso rinunciando ai ritornelli. È un disco gioioso e godibile. È una lettera d’amore per le persone, per Richmond e per il rap.
Dash Lewis, Pitchfork
La Naxos ha colmato grandi lacune nel catalogo discografico di Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968): una è questa integrale dei suoi tre quartetti per archi, con i primi due che ricevono le loro prime registrazioni. Perché il quartetto n. 1 in sol maggiore op. 58 del 1929, così solare e melodioso, è stato trascurato per quasi un secolo? Il movimento centrale Strimpellata è interessante per il modo in cui i temi disarmanti s’inoltrano in un territorio oscuro e armonicamente instabile. Castelnuovo-Tedesco considerava il quartetto n. 2 del 1948 tra le sue composizioni migliori, e aveva ragione. Quanto al n. 3, del 1964, non c’è bisogno di conoscerne il sottotesto autobiografico per apprezzarne la varietà di umore. In ogni momento il Quartetto Adorno si dimostra assertivo ed energico. L’ensemble flessibile di questi musicisti, l’intonazione impeccabile e gli istinti stilistici creano un’esecuzione che diventa un punto di riferimento per i primi due quartetti. Le eccellenti note di Frank K. DeWald nel libretto aggiungono valore a questa importante uscita, per non parlare della registrazione, di livello assoluto. È un disco altamente raccomandato.
Jed Distler, ClassicsToday
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati