09 novembre 2017 11:21

Schiva a destra e rientra con un gancio sinistro. Fa un passo di lato e torna in guardia. I gesti sono puliti, senza sbavature o esitazioni. “Anche tu pensavi che tutti i malati di Parkinson tremassero?”, chiede Massimo Buonanno, 43 anni, un fisico atletico e una forma di Parkinson giovanile che gli è stata diagnosticata dieci anni fa. Da un mese è uno dei coach del progetto Rock steady boxing (Rsb), un tipo di boxe senza contatto nato negli Stati Uniti e praticato anche nella palestra di Ponte Lambro, a mezz’ora da Como e dal lago.

“Il tremore delle mani è solo una delle cose con cui una persona affetta dal morbo di Parkinson deve fare i conti. Muoversi può diventare molto complicato e la mancanza di coordinazione può rendere difficile ogni aspetto della vita quotidiana”, spiega. “Immagina di ritrovarti su una lastra di ghiaccio e di indossare un paio di scarpe di cuoio. Riusciresti a camminare? I malati di Parkinson devono fare i conti con quella sensazione tutti i giorni”.

Massimo Buonanno (a sinistra) e Matteo Ingenito si allenano con le “pere”. (Lorenzo Palmieri per Internazionale)

Guardare le persone che si allenano a Ponte Lambro e pensare alla lastra di ghiaccio fa capire gli sforzi che ci possono essere dietro ogni gesto. In questa palestra ormai si allenano in dieci. Quando il progetto è partito, due anni fa, erano in due.

L’idea è venuta all’imprenditore lombardo Tiberio Roda e alla compagna Paola Roncareggi, ex pallavolista e oggi allenatrice di Rsb. Roda ha 62 anni e da quattro fa i conti con il Parkinson. Nel 2013, poco dopo che gli era stata diagnosticata la malattia, è partito per Indianapolis, negli Stati Uniti. Mentre cercava su internet informazioni sulla malattia era stato colpito da una storia, e aveva deciso di partire e andare a vedere di cosa si trattava.

Tiberio Roda, fondatore del progetto Rock steady boxing Como Lake, con un sacco pieno di guantoni prima degli allenamenti, Erba, provincia di Como, luglio 2017. (Lorenzo Palmieri per Internazionale)

A Indianapolis, Roda ha partecipato a un corso di Rsb, uno dei tanti organizzati dalla rete di palestre creata da Scott C. Newman per imparare i princìpi del programma e diventare allenatore. La storia che aveva affascinato Roda era proprio quella di questo ex procuratore statunitense a cui nel 2006 era stato diagnosticato il Parkinson. Newman aveva provato a rispondere al decadimento fisico in vari modi, e aveva trovato nella prepugilistica quello che cercava. Avendo sperimentato su se stesso gli effetti positivi degli allenamenti, decise di fondare la prima palestra di Rsb. Il programma non prevede gare e incontri, ma esercizi per migliorare la postura, l’equilibrio e la muscolatura.

Oggi più di 20mila persone con il Parkinson si allenano in 400 palestre in tutto il mondo seguendo il suo programma.

Antonello Molteni (con la maglietta gialla) durante gli allenamenti in occasione di una giornata dimostrativa delle attività della palestra, Erba, provincia di Como, luglio 2017. (Lorenzo Palmieri per Internazionale)

Nella palestra di Ponte Lambro, a Como, si incrociano i guantoni tre volte alla settimana per migliorare la postura, le capacità respiratorie e di deambulazione. Ci si allena per migliorare i movimenti e anche per raggiungere una maggiore sicurezza in se stessi. Buonanno racconta che per lui le cose sono migliorate fin da subito, e anche gli altri boxeur parlano di effetti positivi.

Antonello Molteni lo chiamano “il bandana”. Arriva vestito di giallo e si muove a piccoli passi. Le difficoltà di deambulazione di cui parlava l’allenatore sono evidenti.

Caterina De Nisi e Alberto Gaffuri si allenano in palestra, luglio 2017. (Lorenzo Palmieri per Internazionale)

“È il nostro Hulk Hogan”, dice Roda. “Avreste dovuto vedere in che condizioni è arrivato un paio di anni fa e cosa riesce a fare adesso”. Si fionda verso il sacco come un bambino alle giostre e le braccia, che poco prima erano così rigide da sembrare legate al petto, si sciolgono. Tira due uppercut e si muove prima su una gamba e poi sull’altra.

Paola Roncareggi è a uno degli angoli del ring e osserva la scena con sguardo divertito. Alle sue spalle arriva Roda con una sacca di “spade”, il nome che hanno dato ai bastoni di spugna che si usano in piscina per stare a galla. Lo svuota e comincia la sfida con Caterina De Nisi, una delle poche donne del gruppo. Sembra un gioco, ma in realtà la pratica serve a coordinare gli arti e a migliorare l’equilibrio.

La scatola di pillole di Massimo Buonanno, Erba, luglio 2017. Le pillole di Stalevo aiutano a ripristinare i livelli di dopamina nelle aree del cervello responsabili del controllo del movimento e della coordinazione. (Lorenzo Palmieri per Internazionale)

Accanto a una vecchia cyclette c’è Matteo Ingenito. È davanti alla “pera veloce”, una specie di palla legata al soffitto e a terra da corde elastiche che si usa per allenarsi. Colpirla dopo il primo pugno è complicato e le braccia rese rigide dal Parkinson non aiutano, ma Matteo ce la mette tutta.

Poco lontano da lui, Alberto Gaffuri, 69 anni, indossa dei guantoni. Le mani tremano, vanno su e giù continuamente. Si fermano solo dopo che è salito sul ring e ha assestato i primi ganci sul paracolpi di Antonello.

Francesco Pullì colpisce una pera da boxe incoraggiato dall’allenatrice Paola Roncareggi, Erba, luglio 2017. (Lorenzo Palmieri per Internazionale)

Gaffuri ha lavorato più di trent’anni nella sua ferramenta. “Alcuni studi dicono che il Parkinson possa avere legami con un’esposizione lunga e continua ai metalli”, dice, “ma la verità è che non saprò mai se il mio lavoro abbia influito sulla mia salute”.

Qualche tempo fa, per dimostrare a se stesso che può ancora farcela, ha deciso di fare sei giri intorno al lago di Segrino, vicino a Erba. Nonostante il Parkinson, dopo otto ore di cammino è riuscito a mantenere la promessa. A fare il tifo per lui c’erano tutti i compagni della palestra.

Sullo stesso argomento guarda anche il video Un ballo contro il Parkinson.

Da sapere

  • Il nome si deve a James Parkinson, medico londinese nato nel 1755 e morto nel 1824, che per primo ha osservato e descritto i sintomi della malattia.
  • Quelli più evidenti vanno dai tremori alla rigidità degli arti, dalla lentezza nei movimenti alle difficoltà nel camminare. Nelle fasi avanzate può insorgere anche la demenza.
  • L’età media di esordio è tra i 58 e i 60 anni, ma circa il 5 per cento dei pazienti ha tra i 21 e i 40 anni.
  • Secondo una stima della fondazione Grigioni, in Italia i malati di Parkinson sono 600mila.

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