21 marzo 2018 16:47

Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Sono una ventiseienne cisgender e queer. La mia migliore amica, da due anni a questa parte, si identifica pubblicamente come asessuale. Ne parla in continuazione: siccome lei non sente il “bisogno” di fare sesso, allora vuol dire che è asessuale. Però di sesso ne fa, e le piace, e io so che questo non esclude l’asessualità. Solo che lei, il sesso e i partner sessuali, li cerca anche attivamente. Eppure continua a ripetere che, non sentendo quel “bisogno” di sesso che dà per scontato in tutti gli altri, rimane comunque asessuale. Io su questo non sono d’accordo. Non ho mai fatto sesso con altre persone, non ne sento il bisogno e non lo desidero. Sono più che felice di condividere emozioni, e appagare le mie esigenze sessuali con la masturbazione, ma non sono particolarmente interessata ad avere partner sentimentali o sessuali. Se qualcuno mette in dubbio l’etichetta usata dalla mia amica, cosa che nel nostro gruppo di amici succede spesso, lei si offende. Io con gli altri di solito la difendo, ma siccome io stessa mi riconosco sempre di più come asessuale, il fatto che lei faccia lo stesso ha cominciato a infastidirmi, al punto che la nostra amicizia comincia a risentirne. Finora sono stata zitta perché non voglio che si senta aggredita, ma dentro di me comincio a pensare che dica cazzate. E vista la situazione, nemmeno mi va di rivelarle che sono asessuale. Sono solo una stronza che vuole difendere la sua identità a tutti i costi? Devo semplicemente accettare il fatto che queste etichette hanno l’utilità che ciascuno decide di dargli e metterci una pietra sopra?

–Actually Coitus Evading

L’asessualità esiste.
 “Diversi studi di popolazione hanno ormai evidenziato che circa l’1 percento degli individui dichiara di non provare mai attrazione sessuale per altre persone”, scrive la dottoressa Lori Brotto sul quotidiano canadese Globe and Mail. A sentire lei, che all’argomento ha dedicato studi approfonditi, i dati in nostro possesso avvalorano la tesi che l’asessualità sia un orientamento sessuale al pari dell’eterosessualità, dell’omosessualità e della bisessualità.

“E va distinta dall’astinenza sessuale, che è la decisione consapevole di non fare sesso anche in presenza di desiderio sessuale”, scrive Brotto. “Negli individui asessuali, il desiderio di sesso non esiste né è mai esistito”.

L’asessualità rappresenta quindi un punto dello spettro sessuale, ma costituisce anche uno spettro in sé. “Esiste una gamma di gradazioni, che vede ai suoi estremi ‘sessuale’ e ‘asessuale’, e in mezzo una zona grigia”, dice chiunque abbia redatto la sezione “Domande frequenti” di asexuality.org, il sito dell’Asexual visibility and education network. “Molte persone si riconoscono proprio in questa zona intermedia, e si definiscono ‘asessuali grigi’”.

Nel gruppo degli asessuali grigi rientrano gli individui che in generale non provano attrazione sessuale, ma possono provarla occasionalmente; quelli che la provano ma hanno una libido ridotta; chi, pur in presenza di attrazione e di libido, non avverte una spinta sufficiente a passare all’atto; e/o chi è in grado di godersi il sesso e desiderarlo, ma solo in circostanze molto limitate e specifiche. Non solo: spesso gli asessuali grigi si definiscono comunque asessuali perché trovano il concetto più facile da spiegare, specie se le poche occasioni in cui hanno provato attrazione sessuale sono state brevi e passeggere. Alcuni asessuali che hanno rapporti di coppia, inoltre, possono scegliere di fare sesso con il/la partner, o addirittura desiderarlo, perché è un modo di esprimere affetto, trovandolo talvolta perfino piacevole. Altri possono scegliere di farlo per avere dei figli, per soddisfare una curiosità o per altre ragioni.

Venendo alla tua amica, ACE, come dire: in base al Protocollo dei savi di Tumblr, non è più possibile esprimere dubbi sull’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona. Ne consegue che, se il senatore repubblicano dell’Idaho Larry Craig viene beccato a fare pesca a strascico di cazzo nel bagno di un aeroporto – come successe nel 2007 – e ribatte che è stato tutto un equivoco perché insomma, lui è etero al 200 percento, allora vuol dire che è etero (s se Jeffrey Dahmer dice che è vegetariano…). Insomma: se anche la tua amica si toglie il cazzo e/o la fica di bocca giusto il tempo di gridare “SONO ASESSUALE”, per poi immediatamente rituffarsi fra le gambe della persona di turno, allora vuol dire che è asessuale. Forse è asessuale com’è eterosessuale Larry Craig, oppure aspetta! Forse è un’asessuale “grigia”, ovvero che in certe situazioni (quand’è sveglia, consapevole, cosciente, vigile, senziente) prova attrazione sessuale. O forse non è nemmeno un’asessuale grigia che si dichiara asessuale semplice, ma una vera asessuale che fa sesso per “altre ragioni”. Per dichiararsi asessuali non bisogna per forza essere casti, ACE, e finché non esisterà un ente per la certificazione dell’asessualità – che mai esisterà né dovrà esistere – noi non potremo che crederle sulla parola.

Ma così come esiste l’asessualità, ACE, esiste anche la gente che dice cazzate. Esiste chi si rifiuta di accettare la realtà, e il senso di vergogna associato al sesso può essere davvero devastante. Come un maschio che fa un sacco di sesso con maschi ma rifiuta di definirsi gay o bisessuale, la tua amica potrebbe semplicemente avere problemi a dichiararsi. Potrebbe essere, come dire, segretamente sessuale: una persona a cui va di fare sesso, ma che non vuole che si sappia perché il sesso è una cosa brutta. C’è chi si attorciglia fino ad annodarsi, pur di ottenere ciò che vuole senza ammettere di volerlo. Ma anche se a te (come a me) la definizione che la tua amica dà di se stessa risulta sospetta, devi comunque morderti la lingua e lasciare che si definisca come le pare. Puoi farle delle domande, certo, ma mettere in dubbio quel che dice non farà che danneggiare (o danneggiare ulteriormente) il vostro rapporto, facendo sentire te, segretamente, una stronza che vuole difendere la sua identità a tutti i costi.
E se ti dà fastidio quando la tua amica attacca a dire che di tutto quel sesso non ha davvero “bisogno”, ACE, fai come facevo io quand’ero costretto a sentire uomini che sapevo per certo fare sesso gay a tonnellate (perché lo facevano con me) blaterare del fatto che del cazzo non sentivano il “bisogno”: sorridi, fai sì con la testa, li giri e ricominci a incularli (sentiti libera di sostituire “li giri” con “cambi argomento” e “ricominci a incularli” con “te ne vai”).

Illustrazione di Francesca Ghermandi

Puoi risolvere una disputa tra amici? Sono un eterosessuale con cui le donne ci provano abbastanza spesso, quasi sempre in palestra. Di solito rispondo con una variante di “mi piacerebbe ma sono sposato”. Secondo alcuni amici, dicendo “mi piacerebbe ma sono sposato” segnalerei il mio interesse per un’avventura. L’intenzione non è quella. Il mio vuole essere un complimento. Il messaggio che voglio comunicare è: “Sei una persona attraente che si è fatta avanti, e non voglio stroncarti il morale con un ‘no’ secco”. Tu che ne pensi, Dan?

–Mutual Attraction Rarely Results In Erotic Dalliances

Tu esattamente cosa dici, MARRIED? “Mi piacerebbe ma sono sposato”, oppure “Mi piaci ma sono sposato”? Perché tra “mi piacerebbe” e “mi piaci”, in questo caso, c’è una certa differenza. Se dici “Mi piacerebbe ma sono sposato” metti un muro: se non fossi sposato potremmo scopare, ma siccome lo sono non possiamo. Se però dici “Mi piaci ma sono sposato”, puoi essere frainteso: mi va di scopare però – devo dirtelo – sono sposato. Se per te va bene, troviamo un ripostiglio e facciamolo. “Mi piacerebbe” è un modo per chiudere educatamente la porta, MARRIED, mentre “mi piaci” la lascia aperta una fessura, invitando la compagna di palestra sudata a dare una spintarella per vedere se si spalanca.

(Traduzione di Matteo Colombo)

Savage love è una rubrica di consigli sessuali e di coppia pubblicata su The Stranger.

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