24 luglio 2015 17:26
Una manifestazione contro il fracking a Oakland, in California, il 7 febbraio 2015. (Elijah Nouvelage, Reuters/Contrasto)

Gli Stati Uniti hanno ridotto le loro emissioni di gas serra nell’atmosfera grazie alla recessione del 2007 e al conseguente calo dei consumi. La grande disponibilità di gas naturale, indotta dal boom del fracking, ha giocato un ruolo marginale.

Tra il 2007 e il 2013 il paese americano ha registrato un calo dell’11 per cento delle emissioni di anidride carbonica. Il fatto è positivo, poiché l’anidride carbonica contribuisce al cambiamento climatico. Molte politiche tendono al taglio delle emissioni, per esempio modificando il mix di combustibili usati per produrre energia elettrica. La sostituzione del carbone con il metano, diventato abbondante grazie al fracking, è stato visto come un modo per tagliare le emissioni. Ma analizzando in dettaglio tutte le fonti di gas serra, Kuishuang Feng, Steven Davis, Laixiang Sun e Klaus Hubacek hanno scoperto che lo spostamento dal carbone al metano rappresenta solo il 17 per cento del calo delle emissioni registrato tra il 2007 e il 2009. Il rimanente 83 per cento dipende dal calo dei consumi dovuto alla crisi e dai cambiamenti strutturali dell’economia.

Nel periodo successivo, dal 2009 al 2013, il clima mite, i mutamenti nel modo di consumare e produrre, la maggiore efficienza energetica hanno permesso di limitare le emissioni. Secondo lo studio pubblicato su Nature Communications, affinché la tendenza al calo si stabilizzi, sarebbe necessario creare politiche che spingano verso una maggiore efficienza energetica e una decarbonizzazione dell’economia.

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