05 febbraio 2016 19:47

L’epidemia di zika in Brasile potrebbe essere stata favorita da temperature eccezionalmente miti. Secondo la rivista scientifica The Lancet, è possibile che il cambiamento climatico e un El Niño particolarmente forte, facendo aumentare le temperature, abbiano contribuito al diffondersi del virus.

Tra il 2015 e il 2016 El Niño, il fenomeno climatico che influenza le Americhe e l’Asia, è stato più forte del solito. Secondo la Noaa, l’agenzia degli Stati Uniti per il clima, a causa di questo evento nel nord e nell’est dell’America meridionale ci sono state temperature da record. Queste condizioni climatiche avrebbero favorito le zanzare Aedes, che trasmettono il virus .

Secondo il New England Journal of Medicine, invece, l’esplosione di zika non è un fenomeno del tutto nuovo, che infatti ricorderebbe quella di virus simili: la dengue negli anni novanta, la febbre del Nilo occidentale nel 1999 e la chikungunya nel 2013. “In un pianeta dominato dall’umanità”, scrivono sulla rivista Anthony Fauci e David Morens, “l’urbanizzazione, i continui scambi internazionali e altri comportamenti umani – insieme alle microalterazioni, sempre antropiche, dell’equilibrio ecologico – possono portare molti agenti infettivi dormienti a emergere in modo inatteso”.

Il virus zika è stato individuato per la prima volta in Uganda nel 1947 e per decenni è rimasto un virus poco studiato. Si sapeva che era presente nella fascia tropicale, in Africa e Asia. Negli ultimi mesi ha dato vita a una pandemia “esplosiva”, toccando il Brasile nella maggio del 2015, per poi comparire in autunno in buona parte dell’America meridionale e centrale e nei Caraibi. Il 1 febbraio l’Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto zika come un’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale.

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