La protesta negli Stati Uniti contro le trivellazioni della Shell nell’Artico

 La decisione dell’agenzia per l’energia ha suscitato le proteste degli ambientalisti preoccupati dell’impatto delle trivellazioni sull’ecosistema in una zona isolata, dove in caso di incidenti sarebbe difficile intervenire

Dieci attivisti di Greenpeace sono stati fermati dalla guardia costiera a Seattle

Dieci attivisti di Greenpeace sono stati fermati dalla guardia costiera statunitense a Seattle. Il gruppo, a bordo di kayak, ha cercato di bloccare un mezzo per le trivellazioni della Royal Dutch Shell, che stava partendo per un’esplorazione nell’Artico. Tra gli attivisti fermati c’è anche Mike O’Brien, membro del consiglio comunale della città.

Secondo i manifestanti, le trivellazioni avrebbero un impatto negativo sull’ecosistema in una zona isolata, dove in caso di incidenti sarebbe difficile intervenire. Il progetto, inoltre, è considerato affrettato e incompleto e la compagnia anglo olandese è ritenuta impreparata a operare in modo responsabile in una zona delicata come l’Artico. Il via libera dell’agenzia per l’energia è arrivato tre anni dopo il blocco delle operazioni della Shell a causa di una serie di errori e contrattempi, che gli attivisti temono possano ripetersi.

Protesta a Seattle contro le trivellazioni della Shell nell’Artico

Centinaia di persone hanno partecipato alla protesta organizzata a Seattle, nel nordovest degli Stati Uniti, contro la decisione dell’amministrazione Obama di concedere alla compagnia petrolifera Shell di riprendere le trivellazioni nelle acque dell’Artico, al largo delle coste dell’Alaska. La protesta, chiamata “Paddle in Seattle” (Pagaiare a Seattle) è stata organizzata da attivisti e ambientalisti a bordo di canoe nel porto della città, dove sono arrivate due grandi piattaforme petrolifere della Shell.

Secondo i manifestanti, le trivellazioni avrebbero un impatto negativo sull’ecosistema in una zona isolata, dove in caso di incidenti sarebbe difficile intervenire. Il progetto, inoltre, è considerato affrettato e incompleto e la compagnia anglo olandese è ritenuta impreparata a operare in modo responsabile in una zona delicata come l’Artico. Il via libera dell’agenzia per l’energia è arrivato tre anni dopo il blocco delle operazioni della Shell a causa di una serie di errori e contrattempi, che gli attivisti temono possano ripetersi.

La Shell deve ancora ottenere i permessi del governo federale e dello stato dell’Alaska per cominciare le operazioni. Gli attivisti hanno promesso nuove proteste. Domani 18 maggio si terrà una giornata di disobbedienza civile per chiedere al governo di fermare il progetto.

Le critiche al piano della Shell per riprendere le trivellazioni nell’Artico


L’amministrazione del presidente statunitense Barack Obama ha approvato il piano della compagnia petrolifera anglo olandese Royal Dutch Shell per riprendere le trivellazioni nelle acque dell’Artico, al largo delle coste dell’Alaska. La decisione è stata presa tre anni dopo il blocco delle operazioni della Shell a causa di una serie di errori e contrattempi. Gli ambientalisti hanno promesso manifestazioni per chiedere di fermare il progetto. Ecco quali sono le principali motivazioni. Leggi

Gli Stati Uniti autorizzano nuove trivellazioni nell’Artico

Negli Stati Uniti l’agenzia per l’energia ha dato il via libera alla trivellazione dell’Artico da parte della compagnia petrolifera Shell. La decisione ha suscitato le proteste degli ambientalisti preoccupati dell’impatto delle trivellazioni sull’ecosistema in una zona isolata, dove in caso di incidenti sarebbe difficile intervenire. Secondo alcune stime, nell’Artico si trova il 20 per cento del petrolio mondiale ancora non estratto.

Shell ha già speso sei miliardi di dollari nel progetto nell’Artico, ma per ricominciare le trivellazioni manca l’approvazione del governo federale e del governo dell’Alaska. Gli ambientalisti hanno organizzato delle manifestazioni per fermare il progetto.

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