Il 25 marzo la Commissione europea ha lanciato indagini contro Apple, Alphabet (Google) e Meta (Facebook, Instagram) per presunte violazioni delle regole sulla concorrenza introdotte con il Digital markets act (Dma). Leggi
L’11 e il 12 febbraio il principale partito dell’opposizione mauritano, Tagammu (islamista), ha organizzato un evento intitolato “La gente soffre” nella capitale Nouakchott.... Leggi
Il 6 febbraio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato il ritiro di un progetto di legge, già bocciato dal parlamento europeo, che puntava a ridurre l’uso dei pesticidi in agricoltura. Leggi
Dopo il voto di maggio le nuove istituzioni europee devono gestire la Brexit e un difficile panorama economico e politico. Nei giorni del festival di Internazionale la Commissione europea incontrerà i lettori. Leggi
Margrethe Vestager è danese ed è la commissaria europea per la concorrenza. È stata lei a guidare l’offensiva di Bruxelles contro le multinazionali accusate di elusione fiscale. Dall’archivio di Internazionale. Leggi
Adriana Cerretelli modera e introduce una tavola rotonda composta da Will Hutton, giornalista dell’Observer, Beatrice Covassi, rappresentate alla Commissione Europea, Natalie Nougayrède, giornalista francese del Guardian e Daniel Smilov, ricercatore presso il Cls Sofia. Il panel discute di Europa e della crisi delle sue prospettive Leggi
Dalla nascita dell’Unione europea non si era mai visto niente di simile. Dopo diversi avvertimenti informali rivolti a Varsavia, il 13 gennaio la Commissione ha avviato un’indagine preliminare sul rispetto dello stato di diritto in Polonia dopo che i nazionalisti hanno vinto le elezioni dell’autunno scorso. Leggi
Cosa sta succedendo nei diversi paesi europei dove nelle ultime settimane sono arrivate migliaia di persone in fuga dalla Siria e dall’Iraq. E che disponibilità hanno dato gli altri paesi a ospitare i profughi. Leggi
I ministri dell’interno dei 28 paesi dell’Unione europea, riuniti a Bruxelles, hanno deciso come distribuire circa 35mila dei richiedenti asilo siriani ed eritrei che sono arrivati in Italia (24mila) e in Grecia (16mila) dal 15 aprile. L’intesa ridimensiona il piano della Commissione guidata da Jean-Claude Juncker, che aveva sollecitato la ripartizione di 40mila profughi in due anni con quote obbligatorie basate su criteri oggettivi come la popolazione, il pil, la disoccupazione e il numero di rifugiati già presenti nel paese. Ognuno dei 28 stati ha invece deciso volontariamente se e quanti profughi ospitare. Risultato: alcuni non hanno aderito al piano, altri in misura inferiore alle aspettative e cinquemila persone sono rimaste escluse.
Il funzionamento del dispositivo sarà riesaminato in un nuovo vertice entro sei mesi, per valutare se sarà stato efficace e per decidere come colmare il buco dei cinquemila posti mancanti. L’Ungheria non ha voluto aderire alla redistribuzione, per fare fronte ai flussi migratori via terra. Anche l’Austria ha negato l’accoglienza. La Polonia e la Spagna hanno offerto ospitalità a meno persone rispetto alle soglie che aveva previsto la Commissione: Varsavia ha offerto mille posti, la metà di quello che chiedeva Bruxelles, mentre Madrid sembra non abbia dato alcuna cifra, convinta che farlo creerebbe un effetto chiamata nei confronti dei migranti. Entrambi i paesi affronteranno in autunno delicate elezioni politiche.
D’altra parte, la Francia ha accettato la cifra esatta che le aveva assegnato la Commissione (6.752 persone) e la Germania è disponibile ad andare anche più in là (novemila invece di 8.763). L’Irlanda ha deciso di accettare 600 rifugiati. Anche il Belgio ha deciso di accogliere la quota che gli aveva assegnato l’esecutivo comunitario (818).
“Rispondo alle critiche non con le interviste, ma con il mio lavoro. Sono qui perché sono stato eletto”, ha detto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker al parlamento di Strasburgo, in una sessione dedicata al risultato del referendum greco.
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker telefonerà oggi al presidente dell’eurogruppo, al presidente del Consiglio europeo e al direttore della Banca centrale europea. Quest’ultimo dovrà anche decidere se mantenere la liquidità d’emergenza agli istituti greci per farli riaprire domani, come previsto da Atene. Leggi
Il primo ministro Alexis Tsipras sta per tenere un discorso alla nazione dalla prima rete televisiva pubblica. In attesa di sentire cosa dirà, ecco a che punto è il negoziato per salvare il paese e allontanare l’incertezza sulla zona euro. Leggi
Alcuni giornalisti greci– come Nick Malkoutzis, vicedirettore del quotidiano Kathimerini – sostengono che il premier Alexis Tsipras starebbe considerando un accordo all’ultimo minuto con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, a poche ore dalla scadenza del programma di salvataggio accordato nel 2012.
La proposta che la Commissione ha pubblicato domenica si avvicina alle richieste di Atene su alcuni punti rispetto al documento discusso la settimana scorsa e su cui il parlamento ha convocato il referendum. Per esempio, i creditori non chiedono più l’iva sugli hotelal 23 per cento, ma al 13, e fissano al 2019 l’abolizione del sussidio per le pensioni povere, mentre prima la chiedevano entro il 2017 e Atene non era disposta ad eliminarla prima del 2020.
Le notizie, ancora non ufficiali, di un possibile accordo in extremis stanno comunque calmando i mercati, che stanno recuperando un po’ delle perdite con cui avevano aperto. Piazza Affari ora è al +0,4 per cento.
L’eventualità di un’intesa oggi – dopo cinque mesi di trattative andate a vuoto – è presa con cautela dalla stampa. Addirittura Peter Spiegel del Financial Times scrive da Bruxelles che “funzionari greci” gli hanno smentito che Tsipras e Juncker stiano ancora trattando”.
Dopo quasi cinque mesi di trattative, Atene e i creditori non sono riusciti a intendersi sulle riforme che dovrebbero fornire una garanzia per i prestiti futuri, cominciando a risanare i conti pubblici greci. I punti più controversi riguardano le pensioni e l’aumento dell’Iva. Leggi
“Mi sento un po’ tradito”, ha detto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, dopo la convocazione del referendum greco sul piano di salvataggio di Commissione, Banca centrale e Fondo monetario internazionale. Ecco quello che ha dichiarato in un’attesa conferenza stampa. Leggi
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