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Il mondo in breve

Donald Trump alla Casa Bianca, Washington, il 6 settembre 2017. (Alex Wong, Getty Images)
  • Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato che l’operazione Ramo d’olivo, lanciata il 20 gennaio per espellere dalla regione siriana di Afrin i combattenti curdi dell’Ypg, è condotta in accordo con Mosca. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono 21 le persone rimaste uccise nei bombardamenti turchi, tra cui sei bambini. Ankara, che considera l’Ypg un’organizzazione terrorista legata ai separatisti del Pkk, afferma di aver colpito solo terroristi. Il governo siriano ha minacciato di abbattere gli aerei turchi che violano il suo spazio aereo, ma finora non ha reagito. La Francia ha convocato una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il 22 gennaio. Gli Stati Uniti, che sostengono l’Ypg nella campagna contro il gruppo Stato islamico, hanno espresso preoccupazione. La Russia ha invitato i curdi siriani al prossimo incontro che si svolgerà a Soči il 29 gennaio, contravvenendo alla richiesta turca di escluderli.
  • I colloqui tra democratici e repubblicani non hanno portato a un accordo e negli Stati Uniti si è così giunti al terzo giorno di shutdown, lo stop delle attività federali non essenziali in conseguenza della mancata intesa sul loro finanziamento. La prima conseguenza visibile è la chiusura degli uffici federali e soprattutto dei parchi, dei musei e dei monumenti sotto amministrazione federale. Il senato voterà a mezzogiorno (ora di Washington, le sei del pomeriggio in Italia) nel tentativo di approvare un provvedimento di spesa temporaneo che consenta la riapertura fino all’8 febbraio.
  • La procura generale spagnola ha chiesto alla corte suprema di riattivare il mandato d’arresto europeo contro l’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont, arrivato questa mattina a Copenaghen, in Damimarca. Puigdemont si trova da tre mesi in Belgio per evitare l’arresto, poiché Madrid lo accusa di ribellione, secessione, malversazione e altri reati connessi con la dichiarazione unilaterale di indipendenza del 27 ottobre scorso. Il 5 dicembre il giudice spagnolo Pablo Llarena aveva deciso di ritirare gli ordini di arresto europei contro Puigdemont e i suoi quattro ex consiglieri fuggiti come lui a Bruxelles, ma ha mantenuto il mandato di arresto in Spagna. Il leader indipendentista catalano è a Copenaghen per intervenire a una conferenza universitaria sulla Catalogna.
  • Secondo la missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (Monusco) almeno sei persone sono morte a Kinshasa durante le manifestazioni che si sono svolte il 21 gennaio contro il presidente Joseph Kabila. Centinaia gli arresti, tra cui alcuni preti. La chiesa cattolica ha dato il suo pieno appoggio alle manifestazioni, che chiedono a Kabila di dimettersi – visto che il suo mandato è scaduto nel 2016 – e indire le elezioni che si sarebbero dovute svolgere antro il 2017. A oggi le elezioni sono previste nel dicembre del 2018.
  • L’1 per cento più ricco della popolazione mondiale detiene più ricchezza del restante 99 per cento. È uno dei dati che emergono dal rapporto Oxfam “Ricompensare il lavoro, non la ricchezza”, riferiti al primo semestre del 2017 e diffuso alla vigilia del World Economic Forum di Davos. Dal rapporto emerge inoltre che gran parte della ricchezza dei miliardari non è frutto del loro lavoro ma è ereditato o è frutto di rendita monopolistica.
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