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L’esperimento del Sudafrica e le altre notizie sul virus

I preparativi per l’inizio della campagna di vaccinazione anticovid in un ospedale di Rustenburg, Sudafrica, il 17 febbraio 2021. (Guillem Sartorio, Afp)
  • Un primo lotto di duemila dosi (sufficienti per mille persone) di vaccino Sputnik V offerto dalla Russia e destinato al territorio di Gaza è stato sbloccato dalle autorità israeliane. “Queste dosi sono destinate al personale medico e sanitario impegnato nei reparti di terapia intensiva per il covid-19 e al personale delle strutture di emergenza”, ha spiegato la ministra per la salute palestinese Mai al Kaila. Gaza ha una popolazione di due milioni di persone e finora le autorità sanitarie palestinesi hanno registrato più di 530mila contagi da covid-19 e 538 decessi.
  • La Commissione europea ha concluso un contratto d’acquisto di 300 milioni di dosi del vaccino della statunitense Moderna, che saranno consegnati tra il 2021 e il 2022. È stato inoltre presentato il piano del progetto di “biodifesa” Hera incubator, destinato ad aumentare la capacità di tracciamento e sequenziamento delle varianti del virus attraverso un finanziamento di 75 milioni di euro. All’iniziativa partecipano istituzioni, biolaboratori e organismi di ricerca per sequenziare almeno il 5 per cento dei test positivi. Altri 150 milioni di euro saranno stanziati per rafforzare la ricerca e lo scambio dei dati sulle nuove varianti. La Commissione intende anche creare meccanismi di approvazione “accelerata” dei vaccini modificati per essere efficaci contro le varianti.
  • Il Giappone ha lanciato la sua campagna di vaccinazione il 17 febbraio cominciando la somministrazione su base volontaria del farmaco della Pfizer per il personale sanitario. La vaccinazione per le persone anziane non comincerà prima di aprile e non è stato fissato un calendario per il resto della popolazione. Il ministro incaricato di supervisionare la campagna, Taro Kono, ha specificato che non sta prendendo in considerazione l’apertura delle Olimpiadi, prevista per luglio, nel formulare il calendario vaccinale.
  • Il Messico solleverà la questione dell’accesso disuguale ai vaccini in America Latina rispetto ai paesi produttori come gli Stati Uniti davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il Messico ha cominciato la sua campagna vaccinale a dicembre usando il farmaco della Pfizer, ma ha dovuto rallentare le somministrazioni a causa di ritardi nella produzione e nella fornitura. Il 14 febbraio ha ricevuto 870mila dosi (il 42 per cento degli ordini) del vaccino dell’AstraZeneca prodotto in India. Messico e Argentina hanno un accordo di produzione locale del farmaco di AstraZeneca che dovrebbe consentire di fornire 250 milioni di dosi del farmaco ai paesi sudamericani. Il paese ha registrato 1,98 milioni di contagi e 173mila morti dovuti al covid-19, diventando il terzo paese con più decessi dopo gli Stati Uniti e il Brasile.
  • Il Regno Unito chiederà al Consiglio di sicurezza di promuovere un cessate il fuoco nelle zone di guerra per consentire le vaccinazioni.
  • Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha difeso il suo piano di salvataggio economico da 1.900 miliardi di dollari, che vorrebbe a prescindere dal consenso del congresso, nella speranza di poter creare quest’anno sette milioni di posti lavoro. “Bisogna agire adesso, e con forza”, ha detto Biden. “Il 69 per cento degli statunitensi sostiene il mio piano”, ha insistito durante un incontro con pochi cittadini a Milwaukee, in Wisconsin. Secondo il presidente degli Stati Uniti, entro la fine dell’anno il paese sarà in una situazione molto differente da quella attuale, perché, ha dichiarato, entro luglio gli Stati Uniti avranno altri 600 milioni di dosi di vaccino, il personale docente sarà uno dei gruppi prioritari per le vaccinazioni, e le scuole elementari riapriranno entro i suoi primi cento giorni di presidenza.
  • La nuova direttrice dell’Organizzazione mondiale del commercio, la nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala, ha promesso di facilitare l’accesso dei paesi poveri ai vaccini contro il covid-19. “È nell’interesse di ogni paese che tutta la popolazione sia vaccinata”.
  • In attesa di un’udienza prevista per il 19 febbraio, nei Paesi Bassi la corte di appello ha confermato il coprifuoco dopo che il tribunale dell’Aja ne aveva chiesto la sospensione immediata perché rappresenta “una grave violazione del diritto alla libertà di movimento e alla vita privata”.
  • La Commissione europea ha esortato i paesi membri a evitare le chiusure delle frontiere e i divieti di spostamento nell’area Schengen, come quelli decisi di recente dalla Germania e dal Belgio per contrastare la diffusione delle varianti del virus. Il coordinamento europeo sulle restrizioni che riguardano la libera circolazione nell’Ue sarà uno dei temi al centro del vertice del Consiglio europeo del 25 e 26 febbraio.
  • L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato un conteggio aggiornato sulla pandemia che mostra una diminuzione dei contagi e dei decessi durante la settimana dall’8 al 14 febbraio. Il numero dei nuovi casi è sceso del 16 per cento a 2,7 milioni e il numero dei decessi è sceso del 10 per cento a 81mila. Cinque delle sei regioni del pianeta hanno mostrato una diminuzione pari o superiore al 10 per cento, mentre nel Mediterraneo orientale c’è stata una crescita del 7 per cento. La variante individuata per la prima volta nel Regno Unito è stata finora individuata in 94 paesi, in 47 si tratta di trasmissione locale e non importata. La variante individuata inizialmente in Sudafrica è presente in 46 paesi, in 12 dei quali è si è diffusa localmente, quella individuata per la prima volta in Brasile è stata trovata in 21 paesi (sei in più dell’ultimo conteggio) e in due si tratta di trasmissione a livello locale. Il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, ha detto che è stata la quinta settimana consecutiva di diminuzioni dal 4 gennaio e che questo mostra “l’efficacia di semplici misure di salute pubblica anche in presenza delle varianti”.
  • Dalla sera del 17 febbraio termina il confinamento nello stato australiano di Victoria che ha coinvolto sei milioni di persone, dopo i focolai trovati in un hotel per la quarantena di Melbourne. Resta ancora incerto il numero di spettatori che sarà ammesso ai tornei di tennis dell’Australian Open.
  • Lo stesso giorno termina anche il confinamento nella città di Auckland, in Nuova Zelanda, nonostante il paese abbia registrato tre nuovi contagi (due con variante “inglese”) oltre a quelli che hanno portato alla chiusura della città il 14 febbraio. Auckland rimane comunque su un livello due di restrizioni (distanziamento fisico, uso delle mascherine nei trasporti pubblici, limitazione di spostamenti tra aree di diverso livello di rischio), perché non è ancora esclusa del tutto la possibilità di una trasmissione di comunità.
  • Comincia in Sudafrica una campagna di vaccinazione che si può definire sperimentale. Il 14 febbraio doveva cominciare la somministrazione tra il personale sanitario di un milione e mezzo di dosi del farmaco dell’AstraZeneca (prodotto e fornito dal Serum institute indiano). Tuttavia, dopo che le autorità sanitarie sudafricane l’hanno giudicato meno efficace contro la variante più diffusa sul territorio, la 501Y.V2, il 17 febbraio è cominciata la somministrazione del farmaco sviluppato dalla statunitense Johnson&Johnson, ancora nella fase finale della sperimentazione. Il 16 febbraio è arrivato un primo lotto di 80mila dosi del vaccino approvato da Pretoria per l’uso di emergenza il 13 febbraio. Si partirà con la somministrazione in unica dose al personale sanitario di 16 ospedali già coinvolti nella fase tre, creando così i presupposti di uno studio che non prevede l’uso di placebo ma il monitoraggio e il tracciamento della salute e di eventuali infezioni tra le persone vaccinate. Del milione e mezzo di dosi già acquistate da AstraZeneca (prodotte dal Serum institute indiano) un milione sarà condiviso con la piattaforma di fornitura sanitaria dell’Unione africana. Il Sudafrica prevede di ricevere venti milioni di dosi dalla Pfizer entro aprile, e un totale di nove milioni di dosi dalla J&J, oltre a quelle distribuite dalla piattaforma internazionale Covax. Il governo punta a vaccinare entro la fine dell’anno i due terzi dei suoi 58 milioni di abitanti.
  • Il garante italiano per la privacy risponde alle domande sul Trattamento di dati relativi alla vaccinazione contro il covid-19 nel contesto lavorativo.
  • Il datore di lavoro può chiedere conferma ai propri dipendenti dell’avvenuta vaccinazione?
  • Il datore di lavoro non può chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o copia di documenti che comprovino l’avvenuta vaccinazione contro il covid-19. Ciò non è giustificato dalle disposizioni dell’emergenza e dalla disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Non si considera valido neppure il consenso dei dipendenti, in ragione dello squilibrio del rapporto tra titolare e interessato nel contesto lavorativo.
  • Il datore di lavoro può chiedere al medico competente i nominativi dei dipendenti vaccinati?
  • Il medico competente non può comunicare al datore di lavoro i nominativi dei dipendenti vaccinati. Solo il medico competente può infatti trattare i dati sanitari dei lavoratori e tra questi, se del caso, le informazioni relative alla vaccinazione, nell’ambito della sorveglianza sanitaria e in sede di verifica dell’idoneità alla mansione specifica. Il datore di lavoro può invece acquisire, in base al quadro normativo vigente, i soli giudizi di idoneità alla mansione specifica e le eventuali prescrizioni e/o limitazioni.
  • La vaccinazione anti covid-19 dei dipendenti può essere richiesta come condizione per l’accesso ai luoghi di lavoro e per lo svolgimento di determinate mansioni (per esempio in ambito sanitario)?
  • Nell’attesa di un intervento del legislatore nazionale che, nel quadro della situazione epidemiologica in atto e sulla base delle evidenze scientifiche, valuti se porre la vaccinazione anti covid-19 come requisito per lo svolgimento di determinate professioni, attività lavorative e mansioni, allo stato si applicano le “misure speciali di protezione” previste per taluni ambienti lavorativi. In tale quadro solo il medico competente, nella sua funzione di raccordo tra il sistema sanitario nazionale/locale e lo specifico contesto lavorativo e nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie anche in merito all’efficacia e all’affidabilità medico-scientifica del vaccino, può trattare i dati personali relativi alla vaccinazione dei dipendenti. Il datore di lavoro dovrà invece limitarsi ad attuare le misure indicate dal medico competente nei casi di giudizio di parziale o temporanea inidoneità alla mansione cui è adibito il lavoratore.
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