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Sulle tracce dei ghiacciai tra passato e  presente

Il monte Fitz Roy, al confine tra il Cile e l’Argentina, marzo 2016. (Fabiano Ventura)

La temperatura della superficie terrestre continua ad aumentare: il 2016 è stato l’anno più caldo mai registrato e nei primi mesi del 2017 sono già stati rilevati valori oltre la media. Tra gli effetti del riscaldamento globale c’è lo scioglimento delle masse glaciali, un fenomeno in espansione che produrrà conseguenze difficili da prevedere.

Il fotografo ambientalista Fabiano Ventura, con il progetto Sulle tracce dei ghiacciai, sta studiando le più grandi catene montuose per documentare gli effetti dei cambiamenti climatici. Insieme a un comitato scientifico che effettua misurazioni glaciologiche, è andato sulle cime più alte del pianeta e ha riprodotto fedelmente alcune foto realizzate dagli esploratori tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento. La comparazione visiva tra le immagini di Ventura e quelle storiche mostra come il paesaggio montuoso sia cambiato negli ultimi cento anni.

Dopo esser stato sul Karakorum (2009), nel Caucaso (2011) e in Alaska (2013), Ventura ha passato due mesi sulle Ande, nella Patagonia cilena e argentina, dove ha documentato il collasso delle masse glaciali.

In quest’ultima spedizione ha riprodotto dieci immagini scattate circa ottant’anni fa dal sacerdote salesiano ed esploratore Alberto Maria De Agostini, la cui storia è raccontata nel documentario che sarà dedicato alla tappa andina. Sulle tracce dei ghiacciai proseguirà sulle vette dell’Himalaya e si concluderà sulle Alpi italiane, francesi e svizzere.

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