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Playlist, il meglio del 2018

Playlist è il nuovo numero di Internazionale extra. Libri, foto, cinema, musica, fumetti, serie tv, videogiochi e gadget del 2018, nelle recensioni della stampa di tutto il mondo. In edicola dal 5 dicembre.

Ogni anno l’Oxford Dictionary sceglie la sua word of the year, una parola che in qualche modo riassume lo stato d’animo dell’intero anno. La parola del 2018 è toxic, tossico, velenoso. Il termine è entrato nella lingua inglese in tempi relativamente recenti, a metà del seicento, mutuato dal latino toxicus, avvelenato.

L’Oxford Dictionary si attiene ai termini più ricercati online e più ricorrenti nei giornali e nei social network ed è abbastanza indicativo che nel 2018 ci ritroviamo a riflettere sui veleni che ci circondano. Ci sono rifiuti tossici, alghe e mucillagini pestilenziali e stiamo finalmente cominciando a preoccuparci della grande quantità di plastica che sta avvelenando le nostre acque. Ma ci sono anche altri miasmi metaforici: i veleni inoculati nel dibattito pubblico attraverso gli algoritmi dei social network; la toxic masculinity, la mascolinità avvelenata stigmatizzata dai movimenti femministi; le culture e gli ambienti di lavoro tossici e le relazioni avvelenate.
Dopo un 2016 e un 2017 di traumatiche rotture e trasformazioni, evidentemente non ci sentiamo troppo bene, tutto ha un retrogusto un po’ amaro e forse abbiamo paura di esserci un po’ avvelenati.

Playlist, l’ultimo numero di Internazionale extra, è pieno di possibili antidoti, o almeno di possibili diagnosi. I libri, i film, i dischi, i fumetti e i videogiochi che sono usciti quest’anno riflettono il bisogno di fermarsi per capire cosa ci stia succedendo e soprattutto cosa stiamo diventando.

La giovane scrittrice irlandese Sally Rooney usa dialoghi affilati per descrivere la sua generazione. Il musicista r&b Devonté Hynes (Blood Orange) mescola le carte per uscire dagli stereotipi in cui si sente intrappolato. La studiosa e femminista britannica Mary Beard ritrova nei classici greci e latini le ragioni delle diseguaglianze, ma anche le armi dialettiche per capovolgerle. Il regista giapponese Hirokazu Koreeda, autore di Un affare di famiglia, Palma d’oro all’ultimo festival di Cannes, denuncia con spietatezza un aspetto della società del suo paese che i nazionalisti rifiutano di vedere.

Proprio come i brani di una playlist, che possono essere ascoltati casualmente, questo numero di Internazionale extra, senza nessuna pretesa di essere una classifica, può essere letto cominciando dal fondo, saltando avanti e indietro a seconda di cosa v’ispira di più.

Questo articolo è uscito a pagina 9 di Internazionale extra n. 6, in edicola dal 5 dicembre 2018.

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