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Quello che rimane di una palazzina nel nord di Shejaiya. (Federico Scoppa)
Un telo sostituisce una parete mancante a Shejaiya. (Federico Scoppa)
Una bambina tra le macerie della sua casa a Khuza’a. (Federico Scoppa)
Khuza’a un quartiere nel sud della Striscia di Gaza pesantemente colpito dai bombardamenti. Nella foto, un riparo costruito tra le macerie di una moschea e di una cisterna per l’acqua. (Federico Scoppa)
Teli di plastica formano la facciata principale di una piccola palazzina distrutta, non lontano da Khan Younis. (Federico Scoppa)
Una casa completamente ricostruita con teli di plastica a Khuza’a. (Federico Scoppa)
Un palazzo distrutto dalle cannonate dei carri armati israeliani nel nord della Striscia di Gaza. (Federico Scoppa)
Una tenda usata per coprire la cucina di un’abitazione poco lontano da Khan Younis. (Federico Scoppa)
Una sola casa resiste in questa zona di Khuza’a: le finestre e le porte sono state sostituite da teli. (Federico Scoppa)
Teli bianchi chiudono le pareti di una casa sulla strada principale di Khuza’a. (Federico Scoppa)

Una finestra su Gaza

L’operazione israeliana Margine protettivo, lanciata nel luglio del 2014 contro la Striscia di Gaza, ha distrutto almeno 18mila case, centinaia di strutture mediche, almeno sei scuole gestite dalle Nazioni Unite e l’unica centrale elettrica di Gaza.

Nell’offensiva, partita in risposta al lancio di razzi Qassam contro Israele, sono morti almeno 2.200 palestinesi – civili nel 70 per cento dei casi – e 71 israeliani, 66 di loro erano militari. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari sono almeno centomila le persone che hanno perso la casa e migliaia di abitazioni sono ancora distrutte o comunque inagibili.

Dopo la guerra, molte persone che avevano trovato riparo nei campi profughi o presso conoscenti hanno cominciato a tornare nelle loro abitazioni: nelle immagini scattate nel dicembre del 2014, il fotografo Federico Scoppa racconta come i palestinesi hanno cercato di sostituire i muri colpiti dalle cannonate, le finestre distrutte dalle esplosioni e le pareti colpite dai missili con teli, coperte e stuoie.

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