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Los Angeles, 18 luglio 1981. (Simone Kappeler)
Cornwall, Canada, 6 giugno 1981. (Simone Kappeler)
Orson Wells. (Xavier Lambours)
<em>Der erste Porsche 2</em>, Amburgo, 2009. (Axel Martens)
<em>Men on a rooftop</em>, São Paulo, Brasile. (René Burri)
Parco nazionale di Yellowstone, Wyoming, Stati Uniti, 1953. (Emil Schulthess)
Marilyn Monroe e Henry Miller, New York, 1957. (Sam Shaw)
<em>Il garage</em>, 2012. (Claudia Imbert)
<em>Senza titolo n. 6</em>. (Nicolas Dhervillers)
Central park south, New York, 1998. (Jason Langer)

Alla guida di un sogno

La galleria Bildhalle di Zurigo inaugura il 6 marzo la mostra collettiva Drive in, che ospita, tra gli altri, lavori di Leonard Freed, Thomas Hoepker, Elliott Erwitt e René Burri.

L’esposizione è dedicata al ruolo dell’automobile nella storia: da simbolo del sogno americano a metafora dell’ascesa della classe media nella società. Se un tempo appartenevano principalmente all’immaginario cinematografico, nel corso del ventesimo secolo le quattro ruote si sono trasformate in un oggetto capace di comunicare potere e senso di libertà, oltre a diventare metafora di viaggi interiori. E con l’avvento della street photography sono diventate un elemento sempre più presente per raccontare la vita quotidiana delle piccole e grandi città.

Dal ritratto che il fotografo svizzero Robert Frank ha fatto di sua moglie e le sue due figlie addormentate nell’auto mentre erano in viaggio da due anni negli Stati Uniti, all’ora di punta di São Paulo raccontata da René Burri, le automobili sono state e continuano a essere un elemento in grado di raccontare il gusto di un’epoca.

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