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Naoko Takahashi, 33 anni, lavora nel campo di riso della fattoria. (Enrico Salvadori)
Riso lasciato essiccare nella fattoria. (Enrico Salvadori)
Kana Miura, 25 anni, è una delle sette ragazze che lavorano alla fattoria. (Enrico Salvadori)
Una piantagione di papaya. (Enrico Salvadori)
Saeko Hiramoto, 19 anni, studia in una scuola di agraria e sta facendo un anno di pratica alla fattoria. (Enrico Salvadori)
I peperoni coltivati nella fattoria. I giovani contadini per vendere i loro prodotti usano molto i social network come Twitter e Facebook. (Enrico Salvadori)
Yukako Harada, 30 anni, laureata in scienze dell’alimentazione, è nata a Kobe. Nel 2009 si è trasferita a Murayama, nella prefettura di Yamagata, per lavorare alla fattoria. (Enrico Salvadori)
Una piccola bottega di ortaggi locali e attrezzature agricole a Takayama, nella prefettura di Gifu. (Enrico Salvadori)
Naoko Takahashi, 33 anni, lavora nella fattoria. (Enrico Salvadori)
Una coltivazione di riso sul tetto della Hakutsuru Sake, una delle aziende più importanti del Giappone per la produzione di sake, a Ginza nel centro di Tokyo. (Enrico Salvadori)
Piante di pomodori ciliegini nella fattoria urbana dell’azienda Pasona. (Enrico Salvadori)
Foglie di lattuga coltivate nella fattoria urbana dell’azienda Pasona. (Enrico Salvadori)
Una studentessa che fa pratica nella fattoria urbana della Pasona group, nel distretto di Otemachi nel centro di Tokyo. (Enrico Salvadori)
Ryota Shigeno, 31 anni, è il primo coltivatore di piante di banane in Giappone. La sua “fattoria” si trova a 1.800 metri d’altitudine tra le foreste di Takayama, una zona montuosa della prefettura di Gifu. (Enrico Salvadori)

Voglio fare la contadina

In Giappone, dopo lo tsunami del 2011, il ministero dell’agricoltura ha stanziato una serie di sussidi per sostenere le attività agricole emergenti con l’obiettivo di aumentare l’autosufficienza alimentare del paese e l’impiego nel settore di giovani uomini e soprattutto di donne.

Gli aiuti permettono ai giovani contadini, che hanno meno di 35 anni, di trovare terreni coltivabili disponibili e abbattere i costi di gestione grazie alla condivisione dei macchinari per campi diversi.

Il numero delle donne che svolgono questo tipo di lavoro è arrivato a diecimila negli ultimi quattro anni e i social network sono lo strumento promozionale più utilizzato per vendere e far conoscere i prodotti, tra cui soprattutto riso, frutta e verdura.

Il fotografo Enrico Salvadori, nell’ottobre del 2014, ha visitato alcune di queste attività gestite da giovani giapponesi, per la maggioranza donne, tra cui la Yamagata girl’s farm nella città di Murayama, condotta da sette donne che coltivano baby angurie, mele e ciliegie per poi rivendere tutto ai negozi e i ristoranti di Tokyo; e quella dell’unico coltivatore di banane del paese che sfrutta il vapore delle sorgenti naturali della onsen (bagno termale) di famiglia.

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