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La raccolta delle olive in un campo abbandonato da parte di alcuni ragazzi della comunità Terre di Palike, in Sicilia. (Michele Lapini)
La cascina Malerbe, vicino a Torino. (Sara Casna)
La preparazione per l’impasto del pane alla cascina Malerbe, vicino a Torino. (Michele Lapini)
Un campo di ortaggi a Fara Sabina, in provincia di Rieti. (Sara Casna)
Uno dei ragazzi che lavora nella comune di Fara Sabina, in provincia di Rieti, fuori dalla sua casa. (Michele Lapini)
Nella cascina Cingia de’ Botti, a Cremona. (Sara Casna)
La fattoria La Goccia, a Orvieto. (Michele Lapini)
La fattoria di Mondeggi, in provincia di Firenze. (Sara Casna)
Dopo una giornata di raccolta di avocado e agrumi, a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. (Michele Lapini)
La comune di Strulgador a Monteombraro, in provincia di Modena. (Michele Lapini)
La raccolta delle olive da parte delle comunarde di Urupia, nel Salento. (Sara Casna)
Un casolare a Mondeggi, vicino Firenze. (Sara Casna)
La comune di Urupia, in Salento. (Michele Lapini)
Nella fattoria Terre di Palike, in Sicilia. (Sara Casna)

Genuino clandestino

Genuino clandestino è una rete di comunità agricole che rivendica l’autodeterminazione alimentare contro la distruzione degli ambienti rurali tradizionali.

Il libro omonimo, Genuino clandestino, edito da Terra Nuova Edizioni, è un viaggio attraverso dieci insediamenti rurali e altrettante comunità che cercano di presentarsi come alternativa alla diffusione dell’agroindustria e di recuperare la sovranità alimentare nei loro territori, in contrapposizione al modello Expo 2015 che “si impone e devasta, estrae profitti per pochi dai nostri territori, minaccia il diritto alla terra, alla casa e al lavoro”, scrive il blog.

Le tre narrazioni - quella fotografica, quella del racconto e quella delle pratiche contadine - mostrano i possibili percorsi di autorganizzazione dal basso da parte di produttori e consumatori.

La stesura del libro ha richiesto nove mesi di lavoro per il viaggio dal Piemonte alla Sicilia, mentre i fotografi (Sara Casna e Michele Lapini) e le scrittrici (Roberta Borghesi e Michela Potito) seguivano i contadini rispettando i tempi del sonno e della veglia, del lavoro, delle stagioni. La postfazione del libro è di Wu Ming 2.

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