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Dopo un bombardamento aereo israeliano nel sobborgo di Dahia a Beirut, Libano, 2006. La foto ha vinto il premio Robert Capa gold medal nel 2006. (Paolo Pellegrin, Magnum Photos)
Prigione di Pollsmoor a Città del Capo, Sudafrica, 2004. La foto ha vinto il W. Eugene Smith memorial fund nel 2008. (Mikhael Subotzky, Goodman Gallery/Magnum Photos)
Joyce Mtimkulu mostra i capelli del figlio avvelenato dalle forze di sicurezza sudafricane nel 1982. La foto ha vinto il premio Visa d’or nel 1997. (Jillian Edelstein, Camera Press)
Valle di Korengan, Afghanistan, 2007. L’immagine ha vinto il World press photo nel 2007. (Tim Hetherington, Magnum Photos)
Jon, 21 anni, e Alex, 25, durante un momento di intimità a San Pietroburgo, Russia, 2014. L’immagine ha vinto il World press photo del 2014. (Mad Nissen, Scanpix/Prospekt)
Attacco terroristico al Westgate mall di Nairobi, Kenya, 2013. La foto ha vinto la Robert Capa gold medal nel 2013. (Tyler Hicks, The New York Times)
Dopo il terremoto a Port-au-Prince, Haiti, 2010. La foto ha vinto il premio Leica Oscar Barnack nel 2011. (Jan Grarup, Laif)

Le medaglie d’oro della fotografia

The gold medals, pubblicato da Contrasto, è un volume che ripercorre l’evoluzione del fotogiornalismo attraverso le immagini che, dal 1955 al 2015, hanno vinto i premi internazionali di maggiore prestigio. Dal World press photo al Robert Capa gold medal, dal Leica Oscar Barnack alla borsa di studio dedicata W. Eugene Smith fino al Visa d’Or.

Sei sezioni, una per ogni decennio, introdotte dal testo di un photo editor, tra cui Giovanna Calvenzi, Christian Caujolle e John Morris, che offrono uno sguardo sul valore e il ruolo delle immagini e i cambiamenti che hanno vissuto nel corso degli anni.

Il libro raccoglie le fotografie che hanno fatto anche maggiormente discutere per contenuto, forma e messaggio. Quelle che hanno svolto un ruolo di testimonianza e quelle che hanno segnato un’evoluzione del linguaggio, per esempio dal bianco e nero al colore (la prima foto a colori ad aver vinto il World press photo è del 1967). E fa riflettere sull’aperto dibattito che riguarda le regole e i limiti della postproduzione e sulla questione legata alla diffusione degli smartpfone e dei social network che hanno tolto al fotoreporter l’esclusiva delle immagini e del loro uso.

Attraverso la diversità dei premi, “più formalista l’Oscar Barnack nato nel 1979 e intitolato al padre della Leica, più di testimonianza il Visa d’Or, fondato nel 1989 e legato al festival del fotogiornalismo di Perpignan, e più narrativo il premio W. Eugene Smith, che dal 1980 è dedicato alla fotografia umanistica”, come spiega Michele Smargiassi, il libro intende tracciare la storia visiva degli ultimi sessant’anni attraverso le fasi più significative del mestiere di fotogiornalista.

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