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Hefei, nella provincia di Anhui, il 2 febbraio 2010. (Reuters/Contrasto)
A Wenling nella provincia dello Zhejiang, il 22 novembre 2012. (China daily/Reuters/Contrasto)
Nella provincia di Chongqing, il 21 marzo 2007. (Getty Images)
A Nanning, nel Guangxi, nella sud della Cina, il 13 aprile 2015. (Reuters/Contrasto)
A Chongqing, nel sud della Cina, il 4 febbraio 2009. (Reuters/Contrasto)
Kunming, nella provincia dello Yunnan, il 30 ottobre 2010. (Reuters/Contrasto)
A Rui’an, nella provincia di Zhejiang, il 17 luglio 2013. (Reuters/Contrasto)
A Shenzhen, il 17 aprile 2007. (Paul Yeung, Reuters/Contrasto)
Wenling, nella provincia di Zhejiang, il 22 novembre 2012. (Ap/Ansa)

Fino all’ultimo mattone

Capita sempre più spesso, in Cina, di imbattersi in qualche dingzihu, delle “case chiodo”, edifici che resistono alle offerte dei costruttori in cerca di nuovi terreni. Le chiamano così proprio perché sono difficili da estirpare.

In molti casi si tratta una forma di protesta per quella che i proprietari ritengono sia un’offerta troppo bassa da parte degli speculatori privati. Il risultato è la paradossale giustapposizione di vecchi edifici accanto a moderni grattacieli o centri commerciali.

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