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<em>Cathedral</em>, 2007. (David LaChapelle)
<em>Job</em>, 2007. (David LaChapelle)
<em>Ruth</em>, 2007. (David LaChapelle)
<em>Self portrait as a house</em>, 2013. (David LaChapelle)
<em>Archangel Michael</em>, 2009. (David LaChapelle)
<em>American Jesus,</em> 2009. (David LaChapelle)
<em>Margaret</em>, 2012. (David LaChapelle)
<em>Aristocracy #3</em>, 2015 (David LaChapelle)
<em>Gas am pm</em>, 2012. (David LaChapelle)
<em>Berlin stories</em>, 2009. (David LaChapelle)
<em>Kings dominion</em>, 2013. (David LaChapelle)
<em>Museum</em>, 2007. (David LaChapelle)

Il diluvio di LaChapelle

Dal 30 aprile il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita una delle più grandi retrospettive mai dedicate a David LaChapelle, con oltre 150 opere, di cui alcune inedite e presentate in grande formato.

L’artista statunitense ha un legame particolare con Roma. Nel 2006 visita la città e ha l’occasione di vedere privatamente la cappella Sistina. Questa esperienza lo segna profondamente, rimane scosso dalla bellezza e dalla potenza dell’opera. L’evento gli dà un impulso decisivo nel cambiare direzione e lo ispira a creare Deluge.

Prima di allora, LaChapelle (1963) era diventato una celebrità grazie allo stile pop, surreale e dissacrante dei ritratti a personaggi della musica, della moda e del cinema, raccolti nel libro Hotel LaChapelle. Al lavoro di fotografo ha affiancato anche quello di regista di videoclip, pubblicità e documentari.

Dopo una carriera vissuta tra le star, nel 2006 LaChapelle decide di ritirarsi e vivere su un’isola del Pacifico, spiegando: “Avevo detto quello che volevo dire”. Da quel momento lavora solo per esporre le sue opere in gallerie e musei, senza più concepirle per riviste e campagne pubblicitarie.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 13 settembre 2015.

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