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Sabah, una delle ragazze del club, sulla spiaggia a Gaza. (Alice Martins)
Mohammed Abo Jayab in posa con la sua tavola da surf su una terrazza, a Gaza. (Alice Martins)
Kholoud si esercita a pagaiare. (Alice Martins)
Matt Olsen, direttore di un’associazione americana non profit che sostiene il club, ripara la tavola da surf di Ibrahim. (Alice Martins)
Mahmoud “Moody” Alryashi esce di casa per andare a fare surf. (Alice Martins)
Ragazzi praticano il parkour sulla spiaggia. (Alice Martins)
La torre del bagnino. (Alice Martins)
Rawand pratica il surf con il cosiddetto burkini il costume da bagno per le donne musulmane. Le due ragazze del club preferiscono scendere in spiaggia nel tardo pomeriggio quando ci sono meno persone e non si sentono osservate. (Alice Martins)
Mahmoud “Moody” Alryashi posa con la tavola da surf nel suo appartamento. (Alice Martins)
Sabah arriva sulla spiaggia. (Alice Martins)

Sull’onda di Gaza

Nel 2008 grazie a un gruppo di appassionati di surf è nato il Gaza Surf Club: un gruppo di una trentina di giovani palestinesi che ogni giorno scendono dalle fattorie o dai villaggi di pescatori e raggiungono la spiaggia di Gaza. Si avventurano al largo ogni volta che il tempo, gli orari e i mezzi di trasporto lo consentono, per esplorare la propria piccola fetta di Mediterraneo.

Anche se sono prevalentemente maschi, tra loro ci sono anche alcune ragazze che per surfare indossano il burkini: il costume è stato progettato dall’organizzazione Surfing 4 Peace per soddisfare le norme rigorose che riguardano l’abbigliamento delle donne a Gaza. Delle quattro ragazze che surfavano nel 2012, quando la fotografa Alice Martins ha cominciato il suo progetto, solo due hanno continuato: Rawand doveva studiare e Shoruq si è sposata. Sabah e Kholoud continuano a fare surf, soprattutto perché non hanno ancora 16 anni e sulla spiaggia non attirano l’attenzione.

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