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L’utilizzo delle frese nella miniera ha ridotto il rischio di crolli rispetto a quando si usava la dinamite. (Simone Tramonte)
I minatori raggiungono la miniera a bordo di fuoristrada. (Simone Tramonte)
Illuminando le gemme di sale con una torcia si verifica la purezza del filone. (Simone Tramonte)
Gigi Scibetta, direttore della miniera di Racalmuto, controlla uno dei macchinari ricoperto di polvere di sale. (Simone Tramonte)
Stabilimento di raffinazione. (Simone Tramonte)
Uno dei camion carichi di sale che fa la spola con la raffineria. (Simone Tramonte)
Fino a qualche anno fa il sale si estraeva aprendo i filoni con l’esplosivo. Oggi si usano delle imponenti frese. (Simone Tramonte)
Lo stabilimento di Racalmuto. (Simone Tramonte)
Pacchi di sale. (Simone Tramonte)
L’esterno della miniera. (Simone Tramonte)

Nella miniera di Leonardo Sciascia

In provincia di Agrigento la parola miniera risuona ancora nei ricordi di molti siciliani e nelle opere di alcuni dei più grandi scrittori del novecento.

Il padre di Luigi Pirandello possedeva una miniera di zolfo ad Aragona che nel 1903 andò allagata e finì per inabissare la rendita della famiglia e il senno della moglie dello scrittore. Solfatari e carusi sono i protagonisti delle novelle Il fumo e Ciàula e la luna.

Andrea Camilleri, nipote di una cugina di Luigi Pirandello, è figlio egli stesso di un “matrimonio di zolfo”. E di miniere ha scritto nei romanzi Il nipote del Negus e La volata di Calò.

Leonardo Sciascia era figlio di un contabile che lavorava nell’amministrazione della miniera di Racalmuto, il suo paese. Per quella miniera avevano lavorato il nonno e il fratello Giuseppe. Nelle Parrocchie di Regalpetra scriveva: “La campagna intorno è tarlata di gallerie che inseguono il sale, il sale si ammucchia candido e splendente alla stazione, sale, nebbia e miseria; il sale sulla piaga, rossa ulcera di miseria”.

Simone Tramonte racconta con le sue foto la miniera di sale di Racalmuto com’è oggi, la tecnologia che ha cambiato la vita di chi lavora tra le sue pareti bianchissime, il paesaggio lunare che ha fatto da sfondo a molte di queste storie. Le foto sono state scattate a settembre del 2014. (Giuseppe Rizzo)

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