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Manifestanti danno fuoco ad alcune transenne e cassonetti della spazzatura a Beirut, il 25 agosto 2015. (Hassan Ammar, Ap/Ansa)
Un manifestante sotto uno striscione durante una protesta a Beirut, il 29 agosto 2015. (Hassan Ammar, Ap/Ansa)
La polizia interviene con gli idranti durante la protesta, il 23 agosto 2015. (Bilal Hussein, Ap/Ansa)
Una protesta di attivisti, il 23 agosto 2015. (Hassan Ammar, Ap/Ansa)
Una donna passa davanti alla spazzatura accumulata in una strada del centro di Beirut, il 24 agosto 2015. (Hassan Ammar, Ap/Ansa)
Manifestanti cercano di rompere un cartello stradale durante una protesta a Beirut, il 29 agosto 2015. (Jamal Saidi, Reuters/Contrasto)
Manifestanti bloccati dalla polizia davanti alla sede del governo, il 23 agosto 2015. (Bilal Hussein, Ap/Ansa)
Durante le proteste a Beirut, il 25 agosto 2015. (Hassan Ammar, Ap/Ansa)
Scontri tra manifestanti e polizia a Beirut, il 25 agosto 2015. (Bilal Hussein, Ap/Ansa)
Operai della compagnia di gestione dei rifiuti riposano sotto un cartello con la scritta: “Tutto per il paese, tutto per l’esercito, tutto per il Libano”, a Beirut, il 23 agost0 2015. (Hassan Ammar, Ap/Ansa)

La crisi dei rifiuti infiamma il Libano

Secondo gli organizzatori quella del 29 agosto è stata la più grande manifestazione mai organizzata dalla società civile libanese e ora il governo di Beirut è sotto pressione, visto l’ultimatum di 72 ore lanciato dal movimento per trovare una soluzione alla “crisi dei rifiuti”. “La vostra ora è suonata”, hanno scandito in piazza i promotori della campagna cittadina “Puzzate”, minacciando un’escalation delle proteste.

La causa scatenante delle manifestazioni, in corso da una settimana, è il mancato intervento delle autorità nella crisi dello smaltimento dei rifiuti che hanno invaso la città. Ma al governo di unità nazionale si rimproverano anche la debolezza, la corruzione e l’inefficienza. Un morto e più di dieci feriti è il bilancio provvisorio degli scontri.

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