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Red hat, Parigi, 1993. (Albert Watson)
Kate Moss, Marrakech, 1993. (Albert Watson)
Lynn Koester, Parigi, 1992. (Albert Watson)
Pamy Owen, New York, 1986. (Albert Watson)
Mexican flowers, New York, 1996. (Albert Watson)
Adriana Lima nude, New York, 1988. (Albert Watson)
Running man, San Francisco, 1992. (Albert Watson)
Monkey with gun, New York, 1992. (Albert Watson)
Tree, Colorado, 1978. (Albert Watson)
Foot, New York, 1989. (Albert Watson)

Le polaroid di Albert Watson

Albert Watson ha cominciato a usare la Polaroid nel 1972, prima affiancandola alla sua Hasselblad e poi nel 1984 al banco ottico. Nel corso della sua carriera ne ha scattate oltre centomila destinate a progetti, riviste e campagne pubblicitarie.

All’inizio usava le istantanee solo come un sistema per verificare che l’immagine finale sarebbe venuta come desiderava a livello di luce e composizione. Poi diventarono opere autonome, con un loro significato e una loro bellezza, grazie ai colori unici che possedevano.

Roids! è una mostra, ospitata alla Christophe Guye galerie di Zurigo fino al 24 ottobre, dedicata a queste polaroid, scansionate in alta risoluzione.

Watson si avvicina alla fotografia nel 1970 quando dalla Scozia, dove è nato nel 1942, si trasferisce negli Stati Uniti e si dedica subito alla moda e alla pubblicità.

Il suo primo ritratto assegnato risale al 1973 per l’edizione natalizia di Harper’s Bazaar, quando fotografò il regista Alfred Hitchcock. In quell’occasione capì che non avrebbe più avuto paura di niente.

Da allora ha realizzato più di duecento copertine per Vogue e quaranta per Rolling Stone.

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