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La Strip vista dal deserto con Denise Scott, 1966. (Robert Venturi, Venturi, Scott Brown and Associates)
Upper Strip, driving north, Las Vegas, 1968. (Venturi, Scott Brown and Associates)
The Big Duck, un negozio a forma di anatra sull’autostrada verso Long Island, Flanders, New York, 1970. (Venturi, Scott Brown and Associates)
Studies of billboards, Office of young electric sign company, Las Vegas, 1968. (Venturi, Scott Brown and Associates)
Tanya billboard on the Strip, Las Vegas, 1968 (Venturi, Scott Brown and Associates)
Parking lot on the Strip, Las Vegas, 1968. (Venturi, Scott Brown and Associates)
American suburbia, 1968. (Venturi, Scott Brown and Associates)
Stardust hotel and casino, Las Vegas, 1968. (Venturi, Scott Brown and Associates)
Big donut drive-in, Los Angeles, 1970. (Venturi, Scott Brown and Associates)
Fremont Street neon signs, Las Vegas, 1968. (Venturi, Scott Brown and Associates)
Rooftop terrace, The Mint hotel and casino, Las Vegas, 1968. (Venturi, Scott Brown and Associates)
La Strip vista dal deserto con Robert Venturi, 1966. (Denise Scott Brown, Venturi, Scott Brown and Associates)

Imparare da Las Vegas

Nel 1968 gli architetti statunitensi Robert Venturi, Denise Scott Brown e Steven Izenour, con tredici studenti della Yale university, partirono per un viaggio studio a Las Vegas, nel deserto del Nevada.

L’obiettivo era quello di “dare il giusto valore al simbolismo dell’architettura che lì si manifestava in tutta la sua potenza”, spiega Venturi.

Il loro sguardo riuscì a cogliere aspetti della città prima di allora ignorati: l’uso di massa dell’automobile, i cartelloni pubblicitari, nuovi tipi di architetture come i fast food e i drive in. Fino a quel momento “la Strip era solo l’apoteosi di neon che si innalzavano contro il cielo blu e deridevano i sogni degli architetti”, raccontano Venturi e Scott Brown. Ma dal loro punto di vista i casinò e le geometrie create dal traffico delle auto erano elementi altrettanto istruttivi delle cattedrali francesi e delle antiche piazze dell’impero romano.

“Noi suggerivamo che gli architetti potessero apprendere da questa città una lezione sulla capacità comunicativa dell’architettura e sull’uso della fantasia e della luce per creare strutture piacevoli che attirassero persone”, aggiunge Venturi.

Le foto che scattarono sono state raccolte nel libro Learning from Las Vegas, pubblicato nel 1972, che diventò subito un classico della teoria dell’architettura.

Nel 2015 la casa editrice Scheidegger & Spiess ha pubblicato una nuova edizione del volume, dal titolo Las Vegas studio, che contiene per la prima volta le immagini a colori in alta qualità.

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