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Dalí atomicus, 1948. (Philippe Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)
Marilyn Monroe e Philippe Halsman, 1959. (Yvonne Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)
Autoritratto, 1950. (Philippe Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)
Muhammad Ali, 1963. (Philippe Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)
Jean Cocteau, 1949. (Philippe Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)
I baffi di Dalí, 1953-1954. (Philippe Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)
Ritratto di Alfred Hitchcock per la promozione del film Gli uccelli, 1962. (Philippe Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)
Esperimento per ritratto di donna, 1931-1940. (Philippe Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)
Andy Warhol, 1968. (Philippe Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)
Salvador Dalí nella sua esibizione per la trasmissione televisiva The morning show, 1956. (Philippe Halsman, Philippe Halsman archive/Magnum Photos)

Salta, sorprendi, scatta!

Quando diceva “Salta!” tutti saltavano: da Groucho Marx a Marilyn Monroe, da Richard Nixon a Audrey Hepburn, racconta la giornalista Carole Naggar su Time.
“Se chiedi a una persona di saltare la sua attenzione è più che altro rivolta all’atto di saltare, quindi qualsiasi maschera cade”, aveva spiegato il fotografo Philippe Halsman.

Conosciuto soprattutto per i ritratti di celebrità, Halsman ha sperimentato per tutta la vita con il mezzo fotografico: aveva un approccio diretto, una perfetta padronanza tecnica e una forte attenzione per i dettagli. Si è dedicato al ritratto, alla moda, al reportage, alla pubblicità e ha collaborato per più di trent’anni con l’artista catalano Salvador Dalí.

La mostra al Jeu de Paume a Parigi ripercorre con oltre trecento opere e documenti originali i quarant’anni di carriera di Halsman, dal suo debutto negli anni trenta a Parigi, fino al successo raggiunto nel suo studio di New York tra il 1940 e il 1970.

Nel decennio parigino ha collaborato con riviste come Vogue, Vu e Voilà, realizzando ritratti di Marc Chagall, Le Corbusier e André Malraux; e ha esposto con fotografi come Man Ray, André Kertész e Brassaï.

Nel 1940 l’invasione tedesca segna una pausa nella sua carriera e si trasferisce a New York con la famiglia. Apre poi il suo studio e riprende a lavorare con vari giornali tra cui Life, per cui realizzerà 101 copertine.

La mostra Étonnez-moi, a Parigi, sarà aperta fino al 24 gennaio 2016.

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