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Self-portrait with camera, 1933 circa. (Margaret Bourke-White, Los Angeles county museum of art/The Audrey and Sydney Irmas collection)
Autoritratto, 1933. (Elfriede Stegemeyer, Los Angeles county museum of art/The Audrey and Sydney Irmas collection)
Trude and I, masked, short skirts, il 6 agosto 1891. (Alice Austen, Staten Island historical society)
Mills Thompson travesti, 1895 circa. (Frances Benjamin Johnston, Frances Benjamin Johnston collection/Library of congress)
La marcia delle suffragette a Hyde park, Londra, il 23 luglio 1910. (Christina Broom, Frances Benjamin Johnston collection/Library of congress)
Viviane & Merlin, 1874. (Julia Margaret Cameron, Musée d'Orsay)
Embryo, 1934. (Ruth Bernhard, Keith de Lellis gallery)
We are three women – we are three million women, 1935 circa. (Barbara Morgan, Münchner Stadtmuseum)
Beim Rennen in Longchamp, 1939. (Regina Relang, Münchner Stadtmuseum)
Woman with flag, 1928. (Tina Modotti, MoMA/Per gentile concessione di Isabel Carbajal Bolandi)

Chi ha paura delle fotografe?

Nel corso del novecento si è radicata l’idea che la fotografia sia un’attività principalmente maschile. La mostra parigina Who’s afraid of women photographers? ha l’obiettivo di abbattere questo pregiudizio, presentando una selezione di fotografe che, da amatrici o da professioniste, hanno avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione della fotografia come mezzo espressivo e creativo.

Nelle intenzioni dei curatori non c’è la volonta di tracciare una storia visiva delle donne fotografate dalle donne e neanche quella di delineare un presunto “sguardo femminile”. Queste immagini fanno il punto su un secolo di fotografia a partire dalla produzione delle donne, mettendone in risalto gli aspetti individuali e relativi al contesto socioculturale.

La mostra si svolge in due luoghi: al Musée de l’Orangerie sono esposte le opere che vanno dal 1839 al 1919, in cui ci si concentra sulle pioniere nel fotogiornalismo o nel ritratto, come Julia Margaret Cameron, Frances Benjamin Johnston e Christina Broom. In quegli anni, settori artistici come la scultura e la pittura erano particolarmente chiusi nei riguardi delle donne. La fotografia, considerata una nuova arte industriale snobbata dai tradizionalisti, ha offerto maggiori possibilità alle donne di emanciparsi dai ruoli casalinghi, entrando a fare parte di circoli e ambienti professionali.

Al Musée d’Orsay sono esposte le opere dal 1918 al 1945. Nella prima metà del novecento, le fotografe hanno cominciato a riflettere su generi che erano sempre stati appannaggio dell’universo maschile come il nudo e l’erotismo. Nella raffigurazione del corpo, alcune autrici hanno usato l’autoritratto per esplorare i simboli della femminilità e i confini dell’identità.

Tra le due guerre mondiali le fotografe si sono misurate con la modernità raccontando le macchine, le fabbriche, la velocità e l’architettura industriale. E infine si sono fatte spazio nel fotogiornalismo, nella moda e nella pubblicità, avventurandosi sui campi di battaglia, in politica e in terre lontane.

Who’s afraid of women photographers? sarà aperta al pubblico fino al 24 gennaio 2016.

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