Prigionieri dell’eroina
“La droga è un’arma nelle mani del governo per distruggere la nostra gente”. Questa è la convinzione radicata tra gli abitanti dello stato del Kachin, nel nord della Birmania, dove il problema della tossicodipendenza è amplificato dall’indifferenza delle autorità di Rangoon e dai prezzi molto bassi del mercato.
In questo scenario drammatico, i ribelli dell’Esercito per l’indipendenza del Kachin (Kia, il braccio armato dell’Organizzazione per l’indipendenza del Kachin, che chiede una maggior autonomia per il loro stato ) cercano di lottare contro il problema della tossicodipendenza. Ma spesso, secondo alcuni osservatori, si sono concentrati più sui consumatori che contro i trafficanti dell’eroina, vero punto cruciale della questione.
Il Kia ricorre fondamentalmente a due metodi: il controllo del territorio e i centri di recupero. Per decidere se qualcuno ha bisogno di un periodo di riabilitazione, viene prima di tutto effettuato un test. Se l’analisi è positiva la persona fermata viene arrestata e portata in un centro di recupero, senza nessuna possibilità di obiezione. La permanenza è di minimo sei mesi. Capita spesso che i pazienti siano in realtà dei consumatori occasionali o che abbiano fatto ricorso all’eroina come antidolorifico dopo un intervento o per una ferita di guerra.
Tra aprile e maggio del 2015 il fotografo Nicola Longobardi ha trascorso due settimane all’interno di due centri di disintossicazione nelle città di Mayjiayang e di Laiza, dove si trova il quartier generale del Kia.