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Un soldato filorusso nascosto in una trincea a nord di Donetsk, 2015. (Alfredo Bosco, Luzphoto)
Separatisti filorussi durante un attacco nell’aeroporto di Donetsk contro il battaglione ucraino dei Cyborgs, 2014. (Alfredo Bosco, Luzphoto)
Un minatore nella regione del Donbass, 2014. (Alfredo Bosco, Luzphoto)
La polizia antisommossa schierata in un parco vicino al vecchio stadio della Dinamo di Kiev durante una manifestazione contro il governo, 2014. (Giorgio Bianchi)
Soldati filorussi controllano l’attacco all’aeroporto di Donetsk, dal quartier generale della regione del Donbass, 2014. (Alfredo Bosco, Luzphoto)
Una manifestazione contro il governo a Kiev, 2014. (Giorgio Bianchi)
Un manifestante partecipa a una protesta contro il governo a Kiev, 2014. (Giorgio Bianchi)
Vigili del fuoco e poliziotti antisommossa cercano di spegnere le fiamme provocate dai pneumatici bruciati dai manifestanti antigovernativi a Kiev, 2014. (Giorgio Bianchi)
Un separatista filorusso a Debaltseve, 2014. (Alfredo Bosco, Luzphoto)
Due minatori in una miniera illegale di Torez, 2015. (Alfredo Bosco, Luzphoto)

Doppio sguardo sull’Ucraina

L’11 novembre i militari ucraini e i separatisti filorussi si sono reciprocamente accusati di provocare nuove violenze nella parte orientale dell’Ucraina, in violazione del cessate il fuoco raggiunto nel febbraio del 2015. L’accordo, con cui entrambe le parti s’impegnavano a ritirare le armi dal fronte, fa parte di un piano di pace per mettere fine al conflitto in cui sono morte più di ottomila persone dall’aprile del 2014.

All’interno degli spazi della Fabbrica del vapore, a Milano, il 5 novembre è stata inaugurata la mostra fotografica Maidan-Donbass: un percorso senza ritorno, curata da Roberta Levi del Grin. Una panoramica della crisi ucraina: dalle barricate di piazza Maidan, con le foto di Giorgio Bianchi, alle trincee dei separatisti filorussi nella regione del Donbass, con gli scatti di Alfredo Bosco. In mostra anche un lavoro comune dei due autori sui minatori del Donbass, figura chiave della storia di quella regione. La mostra è patrocinata da Amnesty international.

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