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Il cantiere di una chiesa ortodossa e nuovi edifici nel centro di Pale, marzo 2015. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)
Anida, 18 anni, Travnik, aprile 2014. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)
Il lago Klinje, Gacko, marzo 2015. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)
Anita, 22 anni, Mostar, novembre 2013. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)
Sulle rive del fiume Drina, Goražde, novembre 2013. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)
Ibro, 22 anni, vicino a Srebrenica, marzo 2013. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)
Sulla strada tra Sarajevo e Goražde, marzo 2015. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)
Jasmina, 32 anni, Tuzla, novembre 2013. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)
Sarajevo, marzo 2015. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)
Živinice, marzo 2015. (Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux)

Il cielo diviso della Bosnia

Vent’anni fa, tra il 1 e il 21 novembre 1995, nella base dell’aviazione militare di Wright-Patterson a Dayton, in Ohio (Stati Uniti), si sono svolte le trattative che hanno portato all’accordo di pace per la Bosnia Erzegovina, in guerra dall’aprile del 1992. Il documento è stato poi firmato a Parigi il 14 dicembre 1995.

L’accordo prevedeva di mantenere l’unità del paese e la creazione di due entità all’interno della Bosnia: la Federazione croato-musulmana e la Repubblica serba. Inoltre veniva riconosciuta ai profughi la possibilità di fare ritorno nei paesi e nelle città da cui erano dovuti fuggire.

Secondo il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia dell’Aja, la guerra in Bosnia ha causato un totale di centomila vittime, tra cui quasi quarantamila civili.

Le immagini sono tratte dal progetto Grey skies black birds dei fotografi Stéphanie Borcard e Nicolas Métraux che, dal 2013 al 2015, hanno ritratto le generazioni nate prima e dopo la guerra, raccontando le tracce del conflitto sui loro volti e nei luoghi in cui sono cresciuti.

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