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Angel baby, 1950 circa. (Edward Wallowitch, 2015 Estate of Edward Wallowitch/Moma)
Coney Island, New York, 1952 circa. (Garry Winogrand, Estate of Garry Winogrand/Courtesy Fraenkel gallery/Moma)
Mother and child, 1950 circa. (Nell Dorr, Amon Carter museum of american art/Moma)
Sumatra, Indonesia, 1950. (Henri Cartier-Bresson, 2015 Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos /Courtesy Fondation Henri Cartier-Bresson/Moma)
Damaged Child, Shacktown, Elm Grove, Oklahoma, 1936. (Dorothea Lange, Moma)
Dance hall, New York, 1953 circa. (Ed Feingersh, 2015 Estate of Ed Feingersh/Moma)
Il capitano Ike Fenton, Corea 1950. (David Douglas Duncan, Moma)
Madre inuit bacia il figlio, Territori del Nord-Ovest, Canada, 1950. (Richard Harrington, Moma)
Boy playing marbles, Giava, Indonesia, 1938. (Gotthard Schuh, Moma)
Hands of old homesteader, Iowa, 1936. (Russell Lee, Moma)
Senza titolo, 1943 circa. (Jakob Tuggener, 2015 Jakob Tuggener-Foundation/Moma)
Child in forest, 1951. (Wynn Bullock, 2015 Estate of Wynn Bullock/Moma)
Three on a dench, Detroit, 1952. (Bill Rauhauser, 2015 Bill Rauhauser/Moma)

Ritratto dell’umanità

The family of man è stata una mostra collettiva organizzata dal Museum of modern art di New York (Moma) nel gennaio 1955, a cui parteciparono 273 fotografi, e negli otto anni successivi è stata visitata da nove milioni di persone in diversi musei del mondo.

Il curatore era Edward Steichen (1879-1973), che oltre a essere un fotografo di successo dirigeva anche il dipartimento di fotografia del Moma. L’idea ambiziosa dietro alla mostra era di rappresentare l’unicità dell’umanità. Insieme al suo assistente Wayne Miller, Steichen cercò di comporre una grande visione degli esseri umani, ritratti mentre lavorano, giocano, combattono e si amano, allestendo le 503 immagini con un ritmo visivo ed emotivo.

Sarah Meister, l’attuale curatrice del dipartimento di fotografia del museo newyorchese, racconta che “Steichen era a un punto della sua carriera in cui riusciva a interpretare un gusto popolare. Era convinto che il potere della fotografa stesse proprio nella capacità di connettersi con le persone comuni. È riuscito a mettere insieme le opere di tanti autori diversi come se fossero note di una partitura musicale”.

Per far funzionare la “partitura” di Steichen, fu pensato anche un allestimento innovativo che consentisse allo spettatore di guardare le immagini come se appartenessero a un unico lavoro sui cicli della vita. A questo scopo l’architetto Paul Rudolph progettò una serie di pannelli che guidavano i visitatori attraverso le immagini, incoraggiandoli a fermarsi davanti a quelle che attiravano la loro attenzione. Le fotografie erano ingrandite, a volte a grandezza murale, curvate, sospese, appese al soffitto e negli angoli.

Nel 1955 fu pubblicato anche un libro della mostra, che ha venduto più di quattro milioni di copie. Sessant’anni dopo il Moma lo ha ripubblicato in una speciale edizione che riprende lo stile grafico originale.

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