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Un gruppo di dalit, considerati fuori casta, a Lahan, in Nepal, nel 2007. Centinaia di migliaia di dalit che vivono nell’area di Terai, nel sud del paese, non hanno la cittadinanza. (Greg Constantine)
Giovani della comunità bihari manifestano a Dhaka, in Bangladesh, nel 2006. Nel 2008, dopo 35 anni, le autorità gli hanno concesso la cittadinanza. (Greg Constantine)
I rohingya sono una minoranza musulmana della Birmania. Almeno un milione di loro sono senza patria da decenni. Più di 140mila sono fuggiti dal paese a causa delle violenze etniche subite nel 2012. (Greg Constantine)
Giovani della comunità dom giocano in una baraccopoli di Basra, in Iraq, nel 2014. I dom sono una minoranza che vive emarginata e senza documenti. (Greg Constantine)
Una famiglia di rom, in Serbia, che vive senza documenti. (Greg Constantine)
Tre uomini disoccupati della comunità bidun, in Kuwait, nel 2012. Si stima che 108mila persone della loro comunità siano senza cittadinanza. Nonostante il loro ruolo nello sviluppo del paese sono privi dei diritti fondamentali. Le aziende del Kuwait non possono assumere membri della comunità bidun. (Greg Constantine)
Centinaia di tatari della Crimea davanti al parlamento di Sinferopoli protestano contro le riforme legate all’agricoltura, nel 2009. (Greg Constantine)
L’uomo, di nazionalità coreana, è apolide. Si è trasferito dall’Uzbekistan all’Ucraina nel 1993. Senza cittadinanza uzbeca e senza un riconoscimento da parte dell’Ucraina, rischia la deportazione. La foto è stata scattata nel 2009. (Greg Constantine)
Due ragazzi disoccupati della comunità nubian in un centro per giovani a Kibera, in Kenya. Per loro è molto difficile ottenere documenti riconosciuti a livello nazionale. La foto è stata scattata nel 2008. (Greg Constantine)
Ragazzi nel cortile della loro scuola nella Repubblica Dominicana. Molti di loro non potranno proseguire gli studi perché non hanno i documenti necessari, a causa della loro nazionalità haitiana. (Greg Constantine)

Vivere senza una patria

Le Nazioni Unite stimano che nel mondo più di dieci milioni di persone siano senza patria. Le ragioni sono diverse, e la discriminazione e l’intolleranza sono fattori strettamente legati a questa drammatica situazione che nega alcuni diritti fondamentali a singoli individui e a intere comunità.

Il fotografo statunitense Greg Constantine ha viaggiato per dieci anni documentando le storie delle famiglie apolidi in giro per il mondo. E ha raccolto le loro testimonianze nel libro, uscito nel 2015, Nowhere people, tra immagini, poesie, e canzoni appartenenti alla cultura di ogni comunità.

Dal Bangladesh alla Birmania, dalla Serbia al Kenya, l’obiettivo del progetto è quello di documentare una realtà di persone che “spesso non sono nemmeno rifugiate e non hanno mai attraversato una frontiera”, spiega Constantine. Ma che in molti casi non possono lavorare legalmente, né avere un conto in banca, o ricevere aiuti statali. Senza passaporto o documenti di identificazione, queste famiglie non possono nemmeno viaggiare per costruirsi una vita migliore in un altro paese.

“È stata la perseveranza e la voglia di sopravvivenza di queste persone che mi ha spinto negli anni a proseguire e portare a termine il progetto”, ha raccontato Constantine.

Il fotografo e photo editor di Mother Jones, Mark Murrmann, accosta il libro di Constantine, nelle sue motivazioni e nella sua ampiezza, ai progetti In cammino di Sebastião Salgado sui rifugiati e i migranti, e a quello di Ed Kashi La maledizione dell’oro nero sull’industria di petrolio in Nigeria.

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