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Un gruppo di minatori aspetta che tutti i compagni risalgano da un cunicolo della miniera d’oro del Sahel, una regione situata nel nord del Burkina Faso, al confine con il Mali, ottobre 2015. Ogni minatore risale trasportando sacchi di pietre che possono pesare fino a 50 chili. (Giorgio Bianchi)
Miniere d’oro del Sahel, una regione situata nel nord del Burkina Faso al confine con il Mali, ottobre 2015. Un tempo ricca di vegetazione d’alto fusto oggi si presenta quasi del tutto desertica. (Giorgio Bianchi)
Un gruppo di lavoratori cerca di riparare un mulino meccanico usato per frantumare le pietre che contengono la polvere d’oro, ottobre 2015. 
Queste macchine, azionate da motori prodotti in Ghana, lavorano ininterrottamente per otto ore al giorno provocando una fitta polvere che viene inalata dai minatori con gravi conseguenze per la loro salute. (Giorgio Bianchi)
Telefoni in carica in una tenda per i minatori vicino a Ouahigouya, ottobre 2015. (Giorgio Bianchi)
Due minatori cercano con il metal detector la presenza di metalli nel terreno, ottobre 2015. (Giorgio Bianchi)
Un giovane minatore al lavoro, ottobre 2015. (Giorgio Bianchi)
Un gruppo di operai lascia la miniera dopo aver saputo che un minatore di un altro campo è rimasto ucciso in un incidente, ottobre 2015. In questi casi le attività estrattive vengono sospese fino al termine dei sopralluoghi della polizia. (Giorgio Bianchi)
Due minatori si lavano alla fine del turno di lavoro, ottobre 2015. 
L’acqua, sia per uso domestico sia per il lavoro in miniera, è ricavata da pozzi scavati nel terreno. (Giorgio Bianchi)
L’abitazione di una famiglia di minatori in un villaggio minerario nei pressi di Ouahigouya, nel nord del Burkina Faso, ottobre 2015.
 Accanto ai più consueti generatori a gasolio i pannelli solari sono sempre più usati nella produzione di energia elettrica. (Giorgio Bianchi)
Un gruppo di minatori si riposa al termine della giornata di lavoro in una tenda, ottobre 2015. La struttura è alimentata da pannelli solari. (Giorgio Bianchi)

Per un pugno d’oro

In Burkina Faso quasi un milione di persone, su una popolazione di 18 milioni di abitanti, vive grazie all’orpaillage, cioè all’estrazione dell’oro da miniere abusive. Secondo le autorità sono circa mille i siti minerari illegali nel paese, che producono da una a due tonnellate d’oro all’anno. Non molto se si confronta questo dato con le 36 tonnellate estratte nel 2014 su scala industriale.

Il lavoro è durissimo, si svolge con mezzi rudimentali e in totale assenza di misure di sicurezza: bisogna calarsi all’interno di cunicoli verticali (in media profondi dai 60 agli 80 metri, con punte anche di 200 metri) sfruttando le piccole nicchie ricavate sulle pareti, in una sorta di free climbing al contrario. Solo nelle miniere più profonde e leggermente più strutturate si ricorre a verricelli e corde.

Una volta sul fondo si procede alla frantumazione della roccia con un piccone (alle volte anche con la dinamite) e in seguito i frammenti vengono portati in superficie all’interno di sacchi che pesano tra i 40 e i 50 chili.

All’interno di queste anguste gallerie, che consentono a malapena il passaggio di un uomo, il buio assoluto è rischiarato solo dalle piccole torce legate alla fronte dei minatori e il caldo è soffocante. Gli incidenti, spesso mortali, sono frequenti soprattutto con il sopraggiungere della stagione delle piogge, durante la quale questo tipo di attività estrattive sarebbe vietato. Alcuni minatori cercano di calarsi comunque, sfidando il pericolo che l’acqua piovana trasformi i cunicoli in trappole mortali.

Le attività minerarie coinvolgono interi nuclei familiari, non risparmiando donne e bambini. Le prime – oltre alle consuete attività domestiche – vengono impiegate nella frantumazione delle pietre riportate in superficie e nel filtraggio della conseguente polvere, mentre i bambini il più delle volte fanno la spola portando l’acqua ai minatori.

In aggiunta a tutto ciò l’orpaillage sta mettendo in serio pericolo l’equilibrio ambientale dell’intera zona a causa della massiccia deforestazione messa in atto per fare spazio alle miniere e della continua immissione di sostanze altamente inquinanti come il mercurio e il cianuro, utilizzate in grandi quantità nel procedimento di purificazione dell’oro.

Le foto sono state scattate da Giorgio Bianchi nell’ottobre del 2015.

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