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Protocollo di Alphonse Bertillon, assassinio di monsieur Canon, boulevard de Clichy, Parigi, 9 dicembre 1914. (Alphonse Bertillon, Archivio della prefettura di Parigi)
Assassinio di madame Langlois, il caso di Puteaux, Parigi, 5 aprile 1905. (Alphonse Bertillon, Archivio della prefettura di Parigi)
Aleksej Grigorievič Jeltikov, Russia. Fabbro presso l’officina della metropolitana di Mosca. Arrestato l’8 luglio 1937. Condannato a morte il 31 ottobre 1937, ucciso il giorno seguente. (Archivi centrali Fsb e archivi nazionali della Federazione russa Garf, Mosca)
Marfa Ilinitchna Riazantseva, Russia, sa appena leggere e scrivere, nessun partito, in pensione. Arrestata il 27 agosto 1937. Condannata a morte l’8 ottobre 1937, uccisa l’11 ottobre 1937. (Archivi centrali Fsb e archivi nazionali della Federazione Russa Garf, Mosca)
Messinscena dimostrativa del sistema di fotografia metrica di Bertillon, 1925. (Rodolphe A. Reiss, Collezione dell’istituto di polizia scientifica dell’università di Losanna)
Messinscena dimostrativa del sistema di fotografia metrica di Bertillon, con un corpo a simulare il cadavere e l’apparecchiatura in posizione. Materiale didattico per corsi e conferenze. (Rodolphe A. Reiss, Collezione dell’istituto di polizia scientifica dell’università di Losanna)
Messinscena dimostrativa del sistema di fotografia metrica di Bertillon, con un corpo a simulare il cadavere. Materiale didattico per corsi e conferenze. (Rodolphe A. Reiss, Collezione dell’istituto di polizia scientifica dell’università di Losanna)
Ritratto di Josef Mengele proveniente dagli archivi SS e di Wolfgang Gerhard, ritrovato nell’abitazione dei Bossert in Brasile, coppia che lo ospitò sino alla sua morte. Queste immagini riportano le annotazioni di Richard Helmer, 24 punti che delineano i profili del volto. (Maja Helmer)
Elizaveta Alekseïevna Voïnova, Russia, madre di famiglia. Arrestata il 23 settembre 1937. Condannata a morte il 29 ottobre 1937, uccisa il 13 novembre 1937. (Archivi centrali Fsb e archivi nazionali della Federazione Russa GARF, Mosca)
Stanisław Rytchardovitch Budkiewicz, Polonia, nato nel 1887 a Łód. Arrestato il 9 giugno 1937. Condannato a morte il 21 settembre 1937, ucciso lo stesso giorno. (Archivi centrali Fsb e archivi nazionali della Federazione Russa GARF, Mosca)
Fotogramma estratto da Decoding video testimony, Miranshah, Pakistan, 30 marzo 2012. (Forensic architecture in collaborazione con Situ research)

Prove inconfutabili

La fotografia ha sempre sollevato interrogativi sul suo valore di testimonianza e documentazione. E fin dalla sua invenzione si riflette sull’oggettività e l’autenticità del suo linguaggio.

Se la fotografia giornalistica e quella documentaria trovano uno spazio di discussione all’interno di esposizioni e pubblicazioni a livello internazionale, la fotografia giudiziaria difficilmente esce dagli archivi dei tribunali o da altri luoghi legati a questioni giuridiche o militari.

La mostra Sulla scena del crimine. La prova dell’immagine dalla Sindone ai droni, ospitata da Camera Centro italiano per la fotografia di Torino, propone una riflessione sulle condizioni in cui una foto passa da una prospettiva soggettiva allo status di prova e, quindi, raggiunge un’oggettività assoluta. Grazie alle immagini legate a undici casi giudiziari, dal 1900 ai nostri giorni, racconta il ruolo fondamentale che le fotografie hanno assunto in alcuni dei più grandi processi della storia.

“A partire dal 1880 le fotografie hanno cominciato a essere usate come prove durante i processi”, racconta Jennifer Mnookin, una delle curatrici del progetto. Le immagini di questo tipo “non devono mostrare né il punto di vista del fotografo né alcuna empatia”, spiega la giornalista francese Alice Agrain.

Tra i casi esposti ci sono quelli di Alphonse Bertillon, il criminologo francese che ha inventato il metodo delle foto segnaletiche dei criminali.

Accanto a lui, il suo discepolo, Rodolphe A. Reiss, che ha introdotto la maniera di fotografare la scena del crimine da un piano più largo a uno sempre più stretto, ancora oggi usato dalla polizia scientifica.

E poi, Clyde Snow, l’antropologo statunitense che ha svolto un ruolo fondamentale per il processo d’identificazione dello scheletro di Josef Mengele, il medico che faceva esperimenti di eugenetica sui prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz.

Infine Eyal Weizman e la sua organizzazione Forensic architecture occupano un ruolo centrale nella mostra, nella parte dedicata ai fatti più recenti. Il suo lavoro di decrittaggio di un video di 22 secondi, girato con un drone, ha provato la veridicità di un attacco contro dei civili, mostrando come oggi la fotografia giudiziaria sia spesso sostituita da altre tecnologie che mettono insieme la potenza visiva, una migliore precisione e una maggiore oggettività.

La mostra a Torino sarà aperta fino al 1 maggio 2016.

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