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Il quartiere di Victoria dall’alto, a Kinshasa. (Eloisa D'Orsi)
Un villaggio di pescatori sul lato opposto di un’ansa del fiume Congo, nel quartiere Kangabwe, nella zona est della capitale. (Eloisa D'Orsi)
Un giovane pescatore ritorna a riva dopo una giornata di pesca a Kangabwe. (Eloisa D'Orsi)
Una famiglia a cui è stata demolita la casa, nel cimitero di Kinsuka, alla periferia ovest di Kinshasa. Negli ultimi anni, centinaia di famiglie hanno acquisito titolo di proprietà fasulli e hanno costruito a ridosso delle tombe del cimitero. In alcuni casi le autorità sono intervenute radendo al suolo le abitazioni, impedendone la ricostruzione. Da oltre un anno questa famiglia vive accampata, esposta al rischio di agressioni e furti. (Eloisa D'Orsi)
Lavoratori del cimitero di Kinsuka, intenti a preparare spazio per nuove tombe e a ripulire le lapidi. (Eloisa D'Orsi)
L’unico presidio medico della baraccopoli di Pakadjuma. L’ambulatorio è in condizioni fatiscenti. Ha solo venti posti letto ed è gestito unicamente da personale congolese pagato dai contributi degli abitanti. (Eloisa D'Orsi)
Kinshasa. (Eloisa D'Orsi)
Una veduta della baraccopoli di Pakadjuma, nella municipalità di Limete, che si estende lungo la ferrovia che da Kinshasa porta a Matadi. Pakadjuma sorge sulla più grande discarica della città. (Eloisa D'Orsi)
Un Hummer limousine bianco parcheggiato in uno dei viali principali di Kinshasa. Affittarlo per un’ora costa 350 dollari. (Eloisa D'Orsi)
Una donna nel cimitero di Kinsuka. (Eloisa D'Orsi)

La chiamavano Kin la belle

La chiamavano Kin la belle è un webdocumentario dedicato a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo. Il progetto, realizzato da Gianluca Iazzolino, Eloisa D’Orsi e Giuseppe Tilli, affronta il fenomeno della sovrappopolazione, in una città da 12 milioni di abitanti dove ogni anno arrivano circa 390mila persone in fuga dalla povertà o in cerca di opportunità per lo studio e il lavoro.

A Kinshasa la sovrappopolazione, oltre a creare problemi sanitari e nello smaltimento dei rifiuti, ha accentuato le disuguaglianze tra gli abitanti: i ricchi, le élite locali e gli stranieri che lavorano nelle multinazionali, abitano in quartieri residenziali lussuosi e fortificati. I poveri stanno nelle baraccopoli, circondati dalla spazzatura. Uno dei quartieri più problematici è Pakadjuma, che si sviluppa lungo la ferrovia tra Kinshasa a Matadi. Qui è diffusa la prostituzione e abbondano malattie come Aids, colera e vermi intestinali.

Come ricorda Gianluca Iazzolino, autore dei testi e dei video di La chiamavano Kin la belle, entro il 2035 la metà della popolazione africana vivrà in aree urbane. Ma oggi nelle città africane due abitanti su tre vivono nelle baraccopoli.

Le foto che fanno parte del documentario sono state scattate da Eloisa D’Orsi. Il progetto è stato realizzato con il contributo del programma Innovation in development reporting grant dello European journalism centre (Ejc).

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